ignoranza e illuminazione

Rinascita e reincarnazione: due concetti spesso confusi

Quando parliamo di reincarnazione e rinascita, è facile cadere nell’errore di considerarli sinonimi. Tuttavia, questi concetti differiscono profondamente, specialmente quando confrontiamo l’induismo e il buddhismo. Entrambi affrontano il tema della continuità dopo la morte, ma lo fanno partendo da presupposti molto diversi.

L’induismo e la reincarnazione

Nell’induismo, la reincarnazione è legata al concetto di atman, l’anima eterna e immutabile che trasmigra da un corpo all’altro. La vita è vista come una serie di esperienze attraverso le quali l’atman evolve spiritualmente, influenzato dal karma, le azioni compiute nelle vite precedenti. Questo ciclo, chiamato samsara, continua fino a quando l’anima non raggiunge la moksha, la liberazione definitiva, che si ottiene fondendosi con il Brahman, il principio universale.

Il buddhismo e la rinascita

Nel buddhismo, invece, non esiste un’anima permanente o un “sé” immutabile (anatta). Il ciclo delle rinascite (samsara) riguarda la continuità di una corrente condizionata: aggregati di forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza (skandha). Questo processo è guidato dal karma, ma non c’è un’entità stabile che “trasmigra”.

Il Buddha usa spesso la metafora della fiamma: quando accendiamo una nuova candela con una fiamma precedente, la nuova fiamma esiste grazie alla prima, ma non è identica ad essa. Allo stesso modo, ciò che rinasce non è un sé permanente, ma il risultato delle cause e condizioni create dalle azioni precedenti.

Il fraintendimento del messaggio buddhista

Molti fraintendono il buddhismo, soprattutto se si guarda solo in superficie o lo si sovrappone ad altre tradizioni. Spesso, si crede che il buddhismo si riduca a negare la realtà del sé o a raggiungere uno stato di serenità personale. Questo è un errore che deriva dalla mancanza di una comprensione profonda del messaggio.

Karma e Reincarnazione – Relazioni karmiche, anime compagne e karma di gruppo spesso sono alla base delle situazioni che ci troviamo ad affrontare nella nostra esistenza e che hanno radici profonde in vite precedenti. Riconoscere come agisce la legge del karma, o legge di causa ed effetto, ci mostra sotto un’altra luce gli eventi che viviamo e possiamo agire in maniera tale da porre fine ai legami karmici negativi. Avvieremo così azioni positive che ci porteranno a nuovi e più stimolanti scenari. Fare nostra la legge del karma ci permette di acquisire una vera e propria tecnica per vivere in maniera più distaccata e armoniosa eventi per noi difficili da capire.

L’essenza del messaggio di Buddha

Il Buddha non proponeva una filosofia speculativa o una religione in senso tradizionale, ma un sistema pratico per superare la sofferenza (dukkha). Egli insegnava che la sofferenza nasce da tre radici:

1.Ignoranza (avijja), cioè l’incapacità di vedere la realtà per ciò che è.

2.Attaccamento (tanha), il desiderio di trattenere ciò che ci piace.

3.Avversione (dosa), il rifiuto di ciò che non ci piace.

L’obiettivo del buddhismo non è rispondere a tutte le domande metafisiche, ma rompere il ciclo della sofferenza attraverso il risveglio, ossia la comprensione diretta della realtà. La pratica del Buddha si concentra su strumenti come la meditazione, la contemplazione e l’etica per trasformare la mente e liberarla da queste radici.

Il silenzio del Buddha sulle questioni metafisiche

Quando il Buddha taceva di fronte a domande come “Cosa accade dopo la morte?” o “L’universo è eterno?”, non lo faceva per arroganza, ma per compassione. Riteneva che queste domande nascessero da una prospettiva errata, legata all’illusione del sé. Rispondere avrebbe rischiato di rafforzare quell’illusione, anziché aiutare a superarla.

Il risveglio é umano, non divino

Il risveglio buddhista non è qualcosa di soprannaturale o mistico, ma un atto profondamente umano. Significa vedere chiaramente la natura della realtà e liberarsi dalle illusioni che ci tengono imprigionati. È un processo che può sembrare “speciale” solo perché la maggior parte delle persone vive immersa nell’ignoranza. Ma è accessibile a chiunque, non è una condizione che pone colui che si libera dalle catene dell’ignoranza su un livello speciale. Non è nemmeno una condizione nella quale un determinato livello della conoscenza può servire a dominare gli altri, come accade con la conoscenza intellettuale. Il risveglio (o illuminazione) non è un potere.

Il risveglio è un punto di partenza, non un punto di arrivo. Comprendere che il sé è un’illusione non è il culmine di un viaggio spirituale, ma l’inizio di una nuova fase di consapevolezza. È come togliere un velo dagli occhi e iniziare finalmente a vedere, non per fermarsi, ma per esplorare ulteriormente.

Nel libro “Sul rinascere” testo l’autore contempla i molti filoni del dibattito sulla rinascita, presentando le prove e invitando il lettore a trarre le proprie conclusioni. Dalla duplice prospettiva di accademico e monaco, Bhikkhu Anālayo fornisce una spiegazione approfondita della prima dottrina buddhista sul tema, comprese le esperienze di premorte, la regressione nella vita passata e la memoria dell’infanzia di vite precedenti; descrive i dibattiti su tali argomenti nell’antica India e nella prima Cina imperiale, nonché un’analisi puntuale dei vari fenomeni che indicano in alcune persone le prove della rinascita. Un’opera straordinaria, una lettura essenziale per chiunque sia interessato a questi affascinanti argomenti.

I quattro stadi del risveglio

Per arrivare al risveglio, ho identificato quelli che ho definito “consapevolezza dei 4 quattro stadi di base”:

  1. Liberazione dalla programmazione familiare
    Mettere in discussione i valori, i condizionamenti e le aspettative ereditati dalla famiglia.
  2. Liberazione dalla programmazione culturale
    Smantellare le credenze e i dogmi imposti dalla società, che spesso plasmano il nostro senso di identità.
  3. Liberazione dai preconcetti personali
    Superare l’attaccamento alle proprie esperienze, anche quelle sensoriali, e opinioni, riconoscendole come limitate al mondo illusorio e frutto di condizionamento.
  4. Liberazione dalla programmazione biologica animale
    Riconoscere che molti dei nostri comportamenti sono dettati da istinti primordiali e reazioni automatiche, e superarli.

Questi quattro stadi, che ho esplorato nel corso di anni di ricerca interiore, possono essere paragonati a un alpinista impegnato a scalare una montagna ripida, scivolosa e insidiosa, con pochi appigli sicuri. Questi stadi sono gli stessi che il Buddha identificava – adoperando altri termini, metafore e idee – nella dimensione dell’ignoranza (avijja): una volta riconosciuta, essa diventa la chiave per liberarsi dall’attaccamento e dall’avversione.

Questi stadi portano alla consapevolezza che l’idea di sé come essere speciale e separato è un’illusione. Tuttavia, ciò non significa distaccarsi dal mondo, ma continuare a viverci con una nuova prospettiva.

Per affrontare il percorso mi sono avvalso di diversi strumenti:

  • Meditazione
  • Contemplazione della natura
  • Studio del pensiero spirituale di maestri del passato
  • Preghiera
  • Indagine filosofica
  • Pratica corporea

Per approfondire l’aspetto riguardante gli strumenti d’indagine puoi leggere anche Gli strumenti di indagine per il risveglio spirituale.

L’abisso: l’ultima resistenza dell’ego

Poco prima del risveglio, si attraversa un momento che definisco l’abisso. È una fase cruciale e delicata, in cui l’ego, sentendo che la sua presa sta per essere spezzata, mette in atto la sua ultima strategia per mantenerti incatenato. Questo momento si manifesta spesso come un processo di superbia, un senso di superiorità rispetto agli altri e al mondo. L’ego cerca di convincerti che, avendo raggiunto una maggiore consapevolezza rispetto alla massa inconsapevole, sei ormai “diverso” o “migliore”. Questo ti può spingere verso un distacco non autentico, alimentato non dalla saggezza ma dall’illusione di essere separato e speciale.

In realtà, è proprio l’ego che tenta un ultimo disperato colpo di coda: spingerti a identificarti con una nuova forma di illusione, quella della superiorità. Questo stato, se non riconosciuto per ciò che è, può portare al rischio di isolarti dagli altri, alimentando la sensazione di essere “oltre”. Ma questa separazione non è il risveglio: è un’ulteriore trappola, un’illusione che rafforza il senso di separazione tra te e il resto del mondo.

Superare l’abisso significa riconoscere questa dinamica, vederla per ciò che è, e comprendere che il vero risveglio non crea distanze, ma unisce. Liberarsi dall’ego significa vedere che non esiste alcun “me” separato dagli altri, che il risveglio non è un privilegio, ma un ritorno alla verità universale che ci abbraccia tutti. È in questo superamento dell’abisso che si apre la porta alla vera liberazione.

Vivere nel mondo dopo il risveglio

Uno degli aspetti più difficili del risveglio è imparare a vivere in un mondo popolato da persone inconsapevoli. È come essere in un fiume di individui che si lasciano trascinare dalla corrente senza sapere dove stanno andando. In questo contesto, è necessario recitare un ruolo, non per ingannare, ma per mantenere un accesso agli altri. Solo così è possibile offrire strumenti per aiutarli a vedere ciò che altrimenti resterebbe invisibile.

Il risveglio come servizio al prossimo

Un risvegliato non si isola nella propria consapevolezza, ma cerca di condividere ciò che ha compreso. Questo non significa imporre una verità, ma creare spazi di dialogo e riflessione, offrendo strumenti che possano essere compresi gradualmente.

Andare oltre il risveglio

Il risveglio, come lo vivo io, non è un punto finale, ma un inizio. Non mi accontento della serenità che deriva dalla consapevolezza, perché sono convinto che ogni interrogativo abbia valore. Smarrire la capacità di interrogarsi significherebbe chiudersi in una nuova forma di ignoranza.

Una spiritualità inclusiva

La mia riflessione mi porta a credere che il risveglio non debba essere un’esperienza riservata a pochi eletti. Deve essere una spiritualità inclusiva, capace di parlare a tutti, adattandosi ai diversi livelli di comprensione. Questo richiede uno sforzo: non basta comprendere il messaggio, bisogna portarlo nel mondo in modo che altri possano beneficiarne.

Il risveglio non è qualcosa di speciale, ma di profondamente umano. È il punto di partenza per una vita vissuta con consapevolezza, apertura e un dialogo continuo con il mistero che ci circonda. È un invito a non smettere mai di interrogarsi, perché è proprio nella domanda che si trova il vero senso del cammino.

Written by

Valerio Bellone

Valerio Bellone è un ricercatore e praticante di lunga data nel campo del Taichi Chuan, del Qi Gong e della Meditazione. È autore del primo e unico saggio in italiano dedicato ai tre Classici del Taijiquan, un’opera fondamentale per gli appassionati della disciplina.
Il suo percorso ha inizio nel wushu moderno, per poi approdare alla tradizione autentica del Taijiquan. Ha studiato lo stile di Cheng Man Ching e successivamente l'originale stile Yang della famiglia, approfondendo gli aspetti teorici e pratici di questa antica arte.
Oggi insegna regolarmente Taichi, Qi Gong e Meditazione a Palermo e divulga con passione questi argomenti attraverso articoli e pubblicazioni specialistiche.
In passato è stato un fotografo di viaggio, raccontando il mondo attraverso il suo obiettivo. Scopri di più sul suo lavoro fotografico visitando il sito valeriobellone.com.