Le persone che hanno sofferto o hanno dovuto affrontare momenti di grande difficoltà reagiscono con modalità molto diverse, in relazione con le vite altrui.
INDIVIDUALITÀ YANG
Alcuni individui, quando devono affrontare momenti difficili, fanno crescere il proprio ego e si convincono di essere degli eletti. Credono, di conseguenza, che le persone abbiano un valore solo se hanno sofferto medesime esperienze o combattuto qualcosa, a loro dire, di paragonabile.
Questi sono fermamente convinti che anche gli altri debbano soffrire e imparare a cavarsela come hanno fatto loro.
Incapaci di aiutare intenzionalmente gli altri, invece di agevolare i percorsi altrui li ostacolano più o meno coscientemente. Talvolta nella convinzione che per aiutare è utile ostacolare.
In questa dimensione egotica è chiaro come questi individui non abbiano imparato, apparentemente, nulla dalla propria esperienza di vita, se non a sapersela cavare.
Se il mondo fosse stato composto esclusivamente da tali individualità ci saremmo estinti, massacrandoci a vicenda nella notte dei tempi, ancor prima di poter pensare a un ipotetico futuro.
Ma siccome la vita è Yang-Yin, ecco che appaiono gli antagonisti.
INDIVIDUALITÀ YIN
Altri individui reagiscono in modo completamente diverso alle avversità che la vita può presentare. Difatti, in modo opposto agli individui sopra descritti, ci sono personalità che, proprio perché hanno conosciuto le difficoltà della vita, tendono ad agevolare in modo empatico e sensibile i percorsi altrui, così che gli altri non debbano soffrire le medesime pene.
In questo caso si tratta di persone che hanno appreso una lezione diversa dalla mera “sopravvivenza”; hanno capito che aiutare il prossimo, non mettendoli davanti ad asperità analoghe, aiuta a creare un mondo più calmo e sereno.
Se sin dalla notte dei tempi fossero esistite solo questo tipo di persone, saremmo morti tutti alla prima difficoltà, perché nessuno avrebbe insegnato agli altri a sapersi difendere nei momenti della vita che, lontani dal romanticismo, hanno bisogno di una reazione forte e decisa.
LA LEGGE DELL’EQUILIBRIO
Quando un estremo prevale su un altro il risultato è il medesimo: la fine della vita. L’esistenza si gioca sulla sottile linea di confine tra il saper contrastare e il saper cedere, variando costantemente la propria energia.
Le energie non sono in antitesi, al contrario sono dipendenti l’una dall’altra. Ma quando una di esse prevale eccessivamente sull’altra bisogna cercare di spingere nell’altra direzione per riportare l’equilibrio.
Il mondo contemporaneo, metaforicamente parlando, è squilibrato in modo eccessivo, verso il primo tipo di personalità sopra descritte. Un mondo che sta avendo quindi un eccesso di Yang. È quindi il momento giusto di riportare l’equilibrio con l’energia Yin, che fa parte di ognuno di noi, basta coltivarla.
IL PERCORSO DEL PRATICANTE DI TAIJI
Questo e molto altro lo si apprende con il Taiji, non grazie alle parole dette, ma attraverso un percorso personale di corpo-mente-spirito, con un lavoro costante che va ben oltre l’antica arte marziale e che è “quantificabile”, tirando le somme alla fine della propria esistenza corporea, guardando il proprio percorso umano e non ‘l’abilità’ che si è acquisita fisicamente, che, come appunto dice la parola stessa è, e rimane, nulla più di quello: un’abilità che sarà sepolta con il nostro corpo.
Al contrario il nostro umano esistere, così come le nostre azioni, creeranno una catena di eventi che entreranno nella rete vitale che lega ogni forma di vita passata, presente e futura.
Possiamo vivere partecipando all’equilibrio della vita o agevolando la degenerazione dello squilibrio costante, la scelta è solo nostra.
© Valerio Bellone
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