I bambini dei nostri giorni, così come molti adulti, vedrebbero in questa porzione di dipinto intitolato “Die erwartete” (Il momento atteso) del 1860 – realizzato dal ritrattista Ferdinand George Waldmüller – una donna che chatta con uno smartphone, piuttosto che una giovane che recita preghiere (o altro) leggendole su un libretto.
Questo ci dice chiaramente che gli esseri umani riconoscono come reale solo quello che gli è già noto, dato che ripongono grande fiducia sul potere limitante della mente. Un esempio banale che ci da la misura di quanto sia riduttivo il nostro modo di comprendere la realtà attraverso l’osservazione.
In questo senso la scienza divulgata attualmente, amica dell’economia globalizzata e globalizzante dei prodotti, non è in grado di darci un grande aiuto.
È molto difficile, se non addirittura impossibile, essere in grado di andare oltre quello che già sappiamo, se la nostra mente rimane stagnante su “verità” e credenze inamovibili.
Però c’è una soluzione: non dare mai nulla per scontato, mantenendo sempre vivo l’aspetto critico nei confronti delle proprie convinzioni. Un aspetto critico che deve essere vigile anche nei confronti di quelle “verità” scientifiche e tecnocratiche che vorrebbero ingabbiare tutto con delle massime assolute e razionalmente materialiste. E, ancora, verso dogmi religiosi che annacquano e rendono impossibile, o solo per pochi “eletti”, una strada spirituale.
C’è molto da scoprire oltre il tangibile e il visibile. Esistono molte pratiche empiricamente valide (ovvero portatrici di esperienze reali ma materialmente non dimostrabili), sviluppate saggiamente nel corso dei millenni per avvicinarsi ad altro e all’altro. Basta avere la fortuna di incontrare una guida sincera.
Riappropriarsi del mondo spirituale – che la società ha scelto di cancellare, relegandola a una dimensione di favoletta Disneyana per bambini – significa tornare ad essere completi nella nostra forma più sana di corpo, mente e spirito.
Al contrario, qualora una di queste tre “parti” verrà a mancare può subentrare solo malessere, personale e collettivo.
Tutto questo non ha nulla a che fare con la religione istituzionalizzata ma solo con il proprio percorso personale che è anche collettivo, dato che siamo tutti connessi e con il tutto collegati.

© Valerio Bellone