storia del karate

Il Karate, oggi riconosciuto come una delle arti marziali più praticate al mondo, ha una storia affascinante e complessa, che intreccia influenze culturali, politiche e geografiche. Le sue radici affondano nelle isole Ryukyu, un arcipelago situato tra il Giappone e la Cina, con una forte influenza cinese e giapponese che ha plasmato questa disciplina nel corso dei secoli.

Le origini: la connessione con la Cina

Connessione tra il Karate e lo Stile della Gru Bianca
Il Karate ha origini profonde che risalgono al XIV secolo, quando commercianti e monaci provenienti dalla Cina interagirono con le isole Ryukyu (l’attuale Okinawa). Uno dei contributi più significativi fu l’introduzione del Kung Fu cinese (功夫, Gōngfu), incluso lo stile della Gru Bianca (白鹤拳, Báihèquán), un sistema di combattimento che enfatizza movimenti aggraziati ma potenti, ispirati al comportamento della gru.

Il periodo della dinastia Qing e l’influenza dello stile della Gru Bianca
Durante la dinastia Qing (1644-1912), molti maestri cinesi, come Ryu Ryu Ko (劉龍公, Liu Long Gong), insegnarono a praticanti di Okinawa. Alla fine del 1800 Kanryo Higaonna (東恩 寛量), uno dei maestri più celebri di Okinawa, viaggiò nella provincia del Fujian per apprendere tecniche marziali, incluso il Báihèquán. Tornato a Okinawa, integrò questi insegnamenti nel sistema Naha-te (那覇手), gettando le basi per il successivo sviluppo del Goju-Ryu (剛柔流).

Tecniche e filosofia importate
Le caratteristiche distintive dello stile della Gru Bianca, come i movimenti circolari, i colpi esplosivi (发劲, Fājìn) e l’uso della forza interna (内功, Nèigōng), influenzarono profondamente i kata del Karate. Ad esempio, il kata Sanchin (三戦), praticato in Goju-Ryu e Shito-Ryu, presenta elementi che derivano chiaramente dallo stile della Gru Bianca, in particolare la respirazione controllata e le posizioni stabili.

Sebbene il legame tra il Karate e lo stile della Gru Bianca è evidente e affonda le sue radici nei viaggi culturali e tecnici tra la Cina e Okinawa, il Karate ha successivamente seguito un percorso autonomo, diventando un’arte marziale unica che comunque conserva, ancora oggi, tracce delle sue radici cinesi.

L’influenza di Okinawa

Okinawa, l’isola principale dell’arcipelago, divenne il centro dello sviluppo del Karate. Nel XVII secolo, il regno di Ryukyu fu conquistato dal clan giapponese Satsuma, che impose il divieto del possesso di armi. Questo portò gli abitanti di Okinawa a perfezionare le tecniche di combattimento a mani nude, rendendo il Te una pratica ancora più sofisticata.

La fusione con le arti marziali giapponesi, come il Jujutsu, avvenne gradualmente, quando i maestri di Okinawa iniziarono a viaggiare in Giappone durante il periodo Meiji (1868-1912). Fu in questo periodo che il Karate iniziò a trasformarsi in un’arte marziale moderna, distaccandosi dalle sue radici cinesi per acquisire un’identità più giapponese.

Il kimono del Karate, comunemente noto come karategi, è l’abbigliamento tradizionale indossato dai praticanti. Composto da una giacca (uwagi), pantaloni (zubon) e una cintura (obi), è progettato per garantire libertà di movimento durante i kata e i kumite. Realizzato in cotone leggero o medio, il karategi varia a seconda dello stile praticato: gli stili tradizionali prediligono una vestibilità ampia per enfatizzare i movimenti, mentre quelli sportivi utilizzano tessuti più aderenti e resistenti. L’obi, di diversi colori, rappresenta il livello di esperienza del praticante, simboleggiando il percorso personale nell’arte del Karate.

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La nascita del Karate moderno

Il termine “Karate” (空手), che significa “mano vuota”, fu adottato ufficialmente all’inizio del XX secolo. Precedentemente, la parola era scritta con i caratteri 唐手, che significavano “mano cinese”, a testimonianza dell’origine cinese dell’arte. La nuova grafia, però, sottolineava l’identità giapponese e il concetto filosofico di vuoto, un elemento cardine del pensiero zen.

Uno dei protagonisti principali nella diffusione del Karate moderno fu Gichin Funakoshi, fondatore dello stile Shotokan. Nato a Okinawa, Funakoshi portò il Karate in Giappone nel 1922, presentandolo come un’arte marziale non solo fisica ma anche mentale e spirituale. Altri maestri come Kenwa Mabuni (fondatore dello Shito-ryu) e Chojun Miyagi (fondatore del Goju-ryu) contribuirono alla diversificazione degli stili, adattandoli alle esigenze dei praticanti moderni.

Il Karate nel mondo contemporaneo

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Karate si diffuse rapidamente oltre il Giappone, grazie ai militari statunitensi che avevano stazionato a Okinawa e al lavoro di maestri che iniziarono a insegnare in Europa e negli Stati Uniti. Negli anni ’70, il Karate divenne un fenomeno globale, praticato sia come sport competitivo che come disciplina per la crescita personale.

Con il tempo, sono emerse due principali correnti: il Karate tradizionale, che enfatizza la disciplina, i kata (sequenze di movimenti) e il significato filosofico, e il Karate sportivo, che si concentra su combattimenti regolamentati e competizioni. Nel 2021, il Karate ha raggiunto un traguardo storico, diventando uno sport olimpico alle Olimpiadi di Tokyo, un riconoscimento della sua importanza culturale e sportiva.

Conclusione

La storia del Karate è un esempio di come le tradizioni locali possano evolversi, fondersi con altre culture e adattarsi ai tempi moderni. Nato come strumento di sopravvivenza, il Karate è oggi una via per la crescita fisica, mentale e spirituale. Il suo percorso, che attraversa secoli di storia, continua a ispirare milioni di praticanti in tutto il mondo, ricordandoci l’importanza dell’equilibrio tra corpo e mente.

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