
Premessa
L’approccio all’insegnamento e allo studio delle arti marziali in Cina un tempo si basava su una tradizione monastica caratterizzata da livelli di insegnamento fatti di “porte”, “sale” e “camere”.
In passato il monastero, sia daoista che buddhista, fungeva da scuola di medicina, da luogo nel quale studiare i Classici e le arti marziali. Gli studenti normalmente si dirigevano alla porta di un tempio, nel quale si praticava un particolare stile marziale, e chiedevano di potere imparare. Spesso poteva capitare di dovere bussare a molte porte prima di poter partecipare a una classe tenuta fuori dalle mura del tempio (solitamente vicino la porta d’ingresso). Quando uno studente si dimostrava promettente, mantenendo un comportamento adeguato, veniva invitato a partecipare alle lezioni nella sala di addestramento così da ricevere insegnamenti di livello superiore rispetto a quelli impartiti alla classe tenuta davanti alla porta. Gli insegnamenti della sala solitamente riguardavano il condizionamento fisico e la resistenza, questo includeva la pratica di forme negli stili degli animali e lo studio di diverse armi, nonché il combattimento a pieno contatto utile ad affinare capacità realistiche utili al vero combattimento. Infine ad alcuni studenti, giudicati capaci di comprendere, veniva dato l’accesso alla camera nel quale la formazione riguardava lo sviluppo energetico interno. L’insegnamento da camera era quindi riservato a una cerchia ristretta di studenti che potevano studiare direttamente sotto la guida e supervisione del grande maestro del tempio. Era a questo gruppo di studenti avanzati che il maestro avrebbe impartito i veri segreti del sistema. A questo livello veniva studiata l’energia interna funzionale all’applicazione in combattimento e per l’esplorazione delle dimensioni esoteriche dell’arte. Nella “camera” lo studente capiva che aveva appena iniziato la vera formazione. Qualcosa che era ben oltre il combattimento appreso nella “sala”. Ma quello che soprattutto veniva compreso era che ogni alto livello necessità di quello più basso. Quindi tutto quello che in prcedenza si era appreso (la parte esterna) era necessario e fondamentale a comprendere il livello energetico (la parte interna).
Sfortunatamente, circa cento anni fa il modello di insegnamento appena descritto iniziò a erodersi. Quando il governo nazionalista sostituì la dinastia Qing, le arti marziali cominciarono a essere disponibili per le masse e una volta massificate persero gran parte del vero lavoro energetico che venne sostituito da finte pratiche e false credenze ancora oggi molto diffuse.
Molti gruppi e maestri colmi di buoni intenti cercarono di ripristinare la cultura e la salute del popolo cinese attraverso le pratiche originali antiche, ma alcune scelte, seppur fatte con il cuore, si rivelarono fallimentari. Per esempio la decisione di creare una forma semplificata di Taiji-quan dimostrò solo che l’arte venne del tutto annacquata perdendo il suo grande potere originale. E questo avvenne anche per lo Xingyi-quan e per il Bagua-quan.
Ma cosa erano questi stili marziali originariamente? Di seguito ne viene fatta una breve presentazione generalista.
Xingyi
Lo Xingyi è un eccellente ponte pratico per passare da un lavoro esterno a uno interno. Tra gli stili interni lo Xingyi è quello che ha più a che fare con il combattimento. Osservando lo Xingyi, soprattutto se messo a confronto con il Taiji, potrebbe sembrare un metodo semplice e diretto. Ma, come tutto ciò che sembra semplice, in realtà si rivela difficile da padroneggiare. Questo stile è molto veloce, diretto, aggressivo, esplosivo e potente. L’energia che ne emerge è lineare e verticale, basata su una forte tecnica di radicamento. La sensazione che si prova stando davanti un vero maestro di Xingyi è quella di stare davanti a un treno merci che corre a tutta velocità.
Originariamente lo Xingyi era molto semplice e aveva solo cinque forme (o “pugni”). Durante la pratica l’energia viene compattata nelle ossa e nei muscoli concentrandosi esclusivamente su ciascuno dei cinque pugni. Nel tempo poi vennero aggiunte altre pratiche come ad esempio i Dodici Animali. Dopo il successo che ebbe il Taiji, qualcuno tentò anche di intrecciare la pratica dello Xingyi con la filosofia daoista, ma è bene sapere che la vera origine di quest’arte risiede nel pensiero buddhista e nelle pratiche antiche dello Shaolin. Il tentativo di inserire la filosofia daoista nella pratica dello Xingyi portò non poca confusione riguardo ai principi alla base del sistema. La vera chiave per lo Xingyi è essere spontanei e lasciare che il subconscio (yi) risponda con la forma appropriata (xing). La spontaneità dello Xingyi infatti scaturisce dalla pratica focalizzata sui cinque pugni. Le pratiche e le filosofie ausiliarie aggiunte a posteriori tendono a distrarre la mente in un pensiero eccessivo che rallenta il combattente di Xingyi. Viene spontaneo immagginare che un vecchio praticante di Xingyi avrebbe detto: “se devi pensare a cosa fare, hai appena perso”.
Taiji
Il Taiji si può dire che è l’opposto dello Xingyi. Laddove lo Xingyi è aggressivo, il Taiji è morbido, cedevole e ricettivo. Il Taiji fa affidamento sulla circolarità utile a neutralizzare e rispondere ad un attacco. Spesso la morbidezza del Taiji viene fraintesa, difatti più che altro bisognerebbe sempre pensare che il Taijiquan è come “una sbarra di ferro avvolta nel cotone”. Unimmagine che certo non corrisponde all’idea di morbidezza che solitamente si ha in mente.
Anche lo stile del Taiji originariamente era molto “semplice” e alcuni credono che fosse basato su tre qualità. L’addestramento del Taiji serviva a sviluppare l’energia interiore (qi) mantenendo la propria attenzione su un unico punto. Mantenendo una forte concentrazione si diveniva capaci di rilasciare un enorme potere quando si era a contatto con un avversario.
Il Taiji originario con il passare del tempo venne poi ampliato nelle “tredici posture” (5 passi e 8 qualità) di cui oggi la maggior parte degli appassionati di Taiji è a conoscenza. Successivamente la forma (sequenza di movimenti) venne allungata e vennero aggiunte decine di tipologie di esercizi provenienti da scuole daoiste che poco (o nulla) avevano a che fare con le arti marziali. Questo indubbiamente arrichì lo stile che quindi divenne una vera e propria arte che richiedeva studio intellettuale oltre che pratica fisica ma al contempo fece allontanare il Taiji dalla sua radice marziale. Infine, a partire dagli anni ’30 del 1900 la maggior parte delle scuole di Taijiquan erano così annacquate che il Taiji divenne per lo più un esercizio fisico utile alle masse. Fortunatamente alcuni maestri si erano formati alla vecchia maniera e passarono le loro grandi capacità a pochi studenti scelti. Motivo per il quale il vero Taiji esiste ancora ma è davvero molto raro entrarci in contatto, contrariamente a quanto credono in molti che sono attirati da maestri del marketing più che del Taiji.
Bagua
Il Bagua è uno stile di combattimento che può essere duro o morbido, aggressivo o cedevole. Bagua è movimento, ogni tipo di movimento. Può essere lineare e verticale o circolare e orizzontale. Il praticante di Bagua si fonde con l’esperienza totale e non solo con l’attaccante. Questo è uno dei motivi per cui è un ottimo sistema che insegna come affrontare più aggressori. Il Bagua in genere è conosciuto per la sua tipica pratica del camminare in cerchio (camminata che è praticata anche in alcuni lignaggi dello stile Changquan di Taiji). Questo “semplice” esercizio fornisce le basi per diverse combinazioni di tecniche. I metodi di allenamento originali del Bagua sviluppano un’incredibile potenza interna. Ma, poiché il Bagua si è diffuso in tutto il mondo, oggi lo si vede spesso fuso con presunte abilità del Taiji e dello Xingyi (o altri stili), un aspetto che, contrariamente a quanto si potrebbe credere, non ha potenziato il Bagua. Difatti il Bagua ibridato con altro perde l’incredibile efficacia tipica dello stile madre. Tuttavia, per fortuna esistono ancora molti insegnanti ortodossi che insegnano i metodi originali e altamente funzionali di questo stile.
Liuhebafa
Liuhebafa è stato l’ultimo dei metodi interni cinesi che è stato diffuso al di fuori della Cina. Il Liuhebafa in alcune cerchie di praticanti marziali cinesi era considerato uno stile dalle qualità mitiche. Solitamente potevano avere accesso al Liuhebafa solo quegli studenti che ad esempio erano giunti a un altissimo livello nello Xingyi. E, a onor del vero, la medesima cosa un tempo avveniva anche per il Taiji che infatti veniva insegnato solo a studenti di Xingyi di cerchie ristrette. Ciò significa, ovviamente, che pochissime persone potevano studiare il Liubebafa (o il Taiji). Ma, quelli che lo studiavano erano quindi il meglio del meglio. Ciò assicurò per molto tempo che l’arte rimanesse “intatta”. Quando ci si trovava a studiare con i Maestri di Liuhebafa era quindi certo che si era in presenza di gente che aveva un altissimo livello. Nonostante ciò, a causa della poca diffusione del Liuhebafa, è difficile entrare in contatto con maestri del vero stile originale.
Il vero Liuhebafa ha il potere, l’aggressività e la spontaneità dello Xingyi, le capacità di cedevolezza e neutralizzazione del Taiji e il potere avvolgente del Bagua. Chi infatti non conosce queste arti potrebbe confondere i diversi momenti della pratica del Liuhebafa con il Taiji, il Bagua o lo Xingyi.
Conclusioni
Bisogna sapere che, a differenza di oggi, le arti marziali interne cinesi avevano metodi di allenamento davvero simili. Purtroppo la popolarità si rivelò una sorta di maledizione, principalmente per il Taiji, secondariamente per il Bagua e poi per lo Xingyi che, data la sua natura “aggressiva”, attirò frotte di praticanti di basso livello culturale, incapaci di sviluppare lavori interni di alto livello.
Ad oggi gran parte della conoscenza antica delle pratiche del Taiji, dello Xingyi e del Bagua è andata perduta o è stata annacquata. Questo soprattutto perché l’insegnamento di questi sistemi è diventato un affare economico o un mezzo di sostentamento. E quando un’arte diventa un prodotto il più delle volte viene fatta a pezzi dal suo venditore.
In ogni caso non tutto è perduto, in ognuno degli stili citati c’è ancora chi insegna (in cerchie molto defilate) i metodi originali che servono a giungere gradualmente alla fonte. La fonte che è comune a tutte e 4 le arti appena presentate.