realtà e illusione

La realtà che percepiamo è davvero reale? Oppure, come molti filosofi, mistici e scienziati hanno ipotizzato, essa è un’illusione generata dalle nostre menti, dalla cultura o dai limiti delle nostre percezioni?

Questa domanda ha attraversato millenni di speculazione umana, emergendo in diverse tradizioni culturali e scientifiche. Cerchiamo di addentrarci in questo labirinto di idee, intrecciando pensieri filosofici, scoperte scientifiche e intuizioni spirituali per comprendere meglio la natura della realtà, del tempo e della trasformazione.

La realtà: una proiezione della mente?

La domanda sulla realtà affonda le sue radici già nell’antichità. Platone, nel suo celebre mito della caverna, ci invita a immaginare un gruppo di prigionieri incatenati sin dalla nascita in una grotta, capaci di vedere solo le ombre proiettate su una parete. Quelle ombre rappresentano, per i prigionieri, l’unica realtà conosciuta. Ma quando uno di loro si libera e scopre il mondo esterno, capisce che quelle ombre erano solo un’illusione. Platone utilizza questa metafora per spiegare che la nostra percezione della realtà è limitata e condizionata dai nostri sensi e dalla nostra mente vincolata dalle esperienze personali.

Un parallelo moderno può essere trovato nella scienza cognitiva: ciò che percepiamo come “reale” è in gran parte filtrato dal nostro cervello, che interpreta e costruisce una rappresentazione del mondo basandosi sui dati sensoriali. Colori, suoni e persino il senso del tempo sono il risultato di un’elaborazione neurale. Per esempio, il colore rosso (così come tutti gli altri colori) non esiste intrinsecamente in un oggetto, ma è una reazione del nostro sistema visivo alla lunghezza d’onda della luce riflessa.

Anche il buddismo abbraccia una prospettiva simile, sostenendo che il mondo fenomenico è una proiezione della mente condizionata dall’ignoranza (avidya). Secondo Gautama Buddha, per comprendere la vera natura della realtà, dobbiamo trascendere la mente ordinaria e vedere le cose così come sono, prive di attribuzioni mentali o culturali.

Ma come possiamo comprendere qualcosa che sfugge al linguaggio? Qui si innesta un elemento fondamentale:

Le parole non esprimono alcuna realtà oggettiva.

Il linguaggio, sia esso scientifico, filosofico o spirituale, è un tentativo di tradurre l’ineffabile in concetti comprensibili. In questo senso, non esiste una gerarchia tra scienza, filosofia e spiritualità: sono tutte vie diverse per approcciarsi a una realtà che, per sua natura, sfugge alla completa traduzione sul piano discorsivo. Come un pittore che tenta di catturare l’essenza di un tramonto su tela, ogni disciplina offre una prospettiva unica, ma nessuna può contenere interamente ciò che cerca di rappresentare (ti potrebbe anche interessare l’articolo Il mistero della vita dopo la morte). Ecco perché, nel percorso verso il risveglio, servono molteplici strumenti d’indagine: affidarsi a un solo metodo rischia di diventare autoreferenziale, allontanandoci dall’obiettivo. E in tal senso non posso che essere d’accordo con il fisico Federico Faggin:

Per questo è necessaria una nuova scienza che includa la spiritualità e una nuova spiritualità che includa la scienza.

Oltre l’invisibile è un libro coraggioso, profondo e molto chiaro, che propone un nuovo sguardo sulle cose, una nuova affascinante teoria della realtà: “Pensiamo che la realtà sia assurda, invece siamo noi che siamo assurdi quando vogliamo forzarla dentro le nostre idee preconcette. Bisogna liberarci dai presupposti errati del pensiero materialista e partire da altre ipotesi, che si concilino con le proprietà strabilianti della fisica quantistica. Occorre dunque una nuova scienza, che, anziché ignorare ciò che contraddice il materialismo e le domande a cui finora non siamo stati in grado di rispondere, parta invece da quelle. Perché è proprio indagando ‘l’assurdità’ dell’entanglement quantistico, del libero arbitrio e della coscienza, fenomeni che la fisica non riesce a spiegare, che si potrà trovare la risposta”.

Il tempo: realtà o convenzione?

Il tempo è forse il più grande enigma della realtà. Per la maggior parte delle persone, il tempo è una linea retta che collega passato, presente e futuro. Ma è davvero così? La scienza e la filosofia suggeriscono di no.

Albert Einstein, nella sua teoria della relatività, ha dimostrato che il tempo non è assoluto, ma relativo all’osservatore. In altre parole, il tempo può scorrere più lentamente o più velocemente a seconda della velocità a cui ci muoviamo o della gravità a cui siamo sottoposti. Questo significa che il tempo non è una realtà universale, ma una dimensione elastica e mutevole.

Tuttavia, la relatività non è l’unica prospettiva a mettere in discussione il tempo. Il filosofo francese Henri Bergson sosteneva che il tempo umano, quello che percepiamo come flusso di momenti, è profondamente diverso dal tempo scientifico, che è solo una costruzione astratta. Per Bergson, il tempo reale è quello vissuto, fatto di emozioni, esperienze e trasformazioni, che non possono essere ridotti a numeri o formule.

Dal punto di vista spirituale, molte tradizioni – dal daoismo al buddismo – considerano il tempo una mera illusione. Il presente è tutto ciò che esiste realmente. Laozi, nel Daodejing, ci invita a osservare il flusso naturale delle cose, dove passato e futuro perdono significato, lasciando spazio all’eterno presente, un continuo divenire in cui il Dao (il Tutto dal quale emerge ogni cosa) si manifesta.

La trasformazione: essenza del Tutto

La trasformazione è una delle poche realtà ineluttabili dell’esistenza. Nasciamo, cresciamo, invecchiamo, moriamo. Gli alberi germogliano, fioriscono, perdono le foglie e tornano al ciclo della terra. Questa ciclicità non è il risultato del tempo, ma dell’energia che si trasforma e della materia che si scontra, collide e si rinnova.

La scienza moderna supporta questa idea attraverso le leggi della termodinamica. Il secondo principio, in particolare, afferma che l’entropia, o il disordine, di un sistema isolato tende ad aumentare. Questo significa che tutto è in costante cambiamento e trasformazione. Tuttavia, non è un processo casuale o caotico, ma uno schema ordinato che sottostà a leggi universali.

Nel daoismo, questa trasformazione è vista come l’espressione del Dao. Il mutamento non è qualcosa da temere, ma da accogliere, perché è il movimento naturale della vita. Una famosa metafora daoista descrive la vita come un fiume: le acque scorrono continuamente, mai uguali, ma sempre parte dello stesso flusso. L’accettazione di questa realtà è ciò che ci permette di vivere in armonia con il Tutto.

L’universo che sperimenta sé stesso

Potrebbe essere che l’universo sperimenti sé stesso attraverso di noi? Questa visione trova eco nel pensiero di filosofi contemporanei come Alan Watts, che descriveva gli esseri umani come “l’universo che gioca a nascondino con sé stesso”. Secondo questa prospettiva, ogni individuo è un’espressione unica del Tutto, che esplora sé stesso in infinite varianti.

Anche la fisica quantistica offre una metafora potente: il comportamento delle particelle subatomiche sembra dipendere dall’osservazione. Questo suggerisce che l’universo e la coscienza siano profondamente intrecciati, come se la realtà stessa non fosse una struttura fissa, ma un processo dinamico che emerge dall’interazione tra osservatore e osservato.

Puoi approfondire questo argomento leggendo L’universo indaga sé stesso: ogni cosa è un’espressione del Tutto

Verso una comprensione del Tutto

Quindi, se la realtà è soggettiva, il tempo è un’illusione e la trasformazione è l’essenza del Tutto, cosa ci rimane? La risposta, forse, è sorprendentemente semplice: il presente. Questo momento, in cui siamo pienamente vivi e consapevoli, è l’unica realtà tangibile.

Abbracciare questa prospettiva significa riconoscere che non siamo separati dal mondo o dall’universo, ma parte di esso. Siamo il Tutto che si manifesta, un fiume di energia in continuo movimento. Come una palma che si piega al vento della tempesta, possiamo imparare a fluire con la realtà, accettando il cambiamento e lasciando andare le illusioni che ci legano.

Che sia attraverso la scienza, la filosofia o la spiritualità, l’umanità cerca di dare voce a ciò che è ineffabile. E anche se nessuna di queste discipline può offrire una spiegazione definitiva, insieme costruiscono un coro che ci avvicina sempre di più alla comprensione di ciò che siamo: manifestazioni del Tutto che sperimenta sé stesso.

Non siamo un’entità separata dal mondo: siamo parte del tutto. Ogni nostra azione, ogni nostro pensiero, risuona in questo vasto intreccio cosmico.

Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare

Tempo, spazio e materia appaiono generati da un pullulare di eventi quantistici elementari. Comprendere questa tessitura profonda della realtà è l’obiettivo della ricerca in gravità quantistica, la sfida della scienza contemporanea dove tutto il nostro sapere sulla natura viene rimesso in questione. Carlo Rovelli, uno dei principali protagonisti di questa avventura, conduce il lettore al cuore dell’indagine in modo semplice e avvincente. Racconta come sia cambiata la nostra immagine del mondo dall’Antichità alle scoperte più recenti: l’evaporazione dei buchi neri, l’Universo prima del big bang, la struttura granulare dello spazio, il ruolo dell’informazione e l’assenza del tempo in fisica fondamentale. L’autore disegna un vasto affresco della visione fisica del mondo, chiarisce il contenuto di teorie come la relatività generale e la meccanica quantistica, ci porta al bordo del sapere attuale e offre una versione originale e articolata delle principali questioni oggi aperte. Soprattutto, comunica il fascino di questa ricerca, la passione che la anima e la bellezza della nuova prospettiva sul mondo che la scienza svela ai nostri occhi.

Written by

Valerio Bellone

Valerio Bellone studia e fa continua ricerca sul Taichi Chuan, il Qi Gong e la Meditazione. È autore del primo e unico saggio mai scritto in italiano sui primi tre Classici del Taijiquan cinesi.
Il suo percorso inizia con il wushu moderno e successivamente si sposta alla fonte della tradizione del Taiqjiuan studiando inizialmente lo stile di Cheng Man Ching e successivamente lo stile madre originale della famiglia Yang.
Tiene regolarmente corsi di Taichi, Qi Gong e Meditazione nella città di Palermo e scrive articoli di divulgazione su queste materie.