Nel mondo di oggi, saturato da informazioni, immagini e ruoli preconfezionati, il cammino verso il risveglio interiore sembra un’idea remota, quasi un mito figlo di credenze ormai superabili. Eppure, per chi è disposto a intraprendere un percorso autentico, il risveglio non è solo possibile, ma inevitabile. Tuttavia, non si tratta di una meta facilmente raggiungibile, né tantomeno di un traguardo che possa essere venduto o interpretato da attori della saggezza. È un processo profondo, personale e spesso silenzioso, che richiede coraggio e dedizione.
L’illusione delle parole
Ogni insegnamento, per quanto potente, passa attraverso il filtro delle parole. Eppure, le parole, per loro stessa natura, non rappresentano mai pienamente la realtà. Ognuno di noi interpreta ciò che ascolta attraverso il prisma delle proprie esperienze, credenze e preconcetti. Questo rende l’insegnamento una sfida unica, poiché non è mai possibile comunicare una verità assoluta. Le parole possono solo indicare una via, ma è compito del praticante percorrerla, liberandosi gradualmente dall’illusione che le parole siano la realtà stessa.
Per esempio, come si afferma anche nel Laṅkāvatāra Sūtra, un importante testo del buddhismo Mahayana, la realtà ultima trascende il linguaggio e le espressioni convenzionali, indicando che i Buddha “non insegnano la dottrina che dipende dalle lettere” e che “i Tathagata non hanno mai pronunciato nemmeno una singola lettera o sillaba, perché le verità sono al di là delle parole.”
Il risveglio interiore come “distruzione” del sé
Il vero cammino verso la consapevolezza richiede un processo di distruzione di sé. Questa distruzione non è fisica, ma riguarda l’abbattimento delle sovrastrutture mentali, culturali, familiari e personali che formano la nostra identità illusoria. Solo spogliandosi di queste maschere si può arrivare a vedere la propria essenza autentica. È attraverso questo processo che si comprende un principio universale: al di là delle differenze individuali, tutti funzioniamo allo stesso modo. Conoscere profondamente sé stessi significa, di riflesso, conoscere anche gli altri.
L’importanza della pratica
Ci sono tre pratiche fondamentali per chi desidera intraprendere questo cammino:
- Contemplazione della natura: Immergersi nel mondo naturale permette di riscoprire l’armonia e la transitorietà della vita. La natura insegna senza parlare, mostrando il ciclo eterno di nascita, crescita, declino e rinascita.
- Meditazione: Attraverso il silenzio interiore e l’osservazione dei propri pensieri, si sviluppa la capacità di vivere nel presente e di distaccarsi dalle illusioni mentali. La meditazione è il ponte tra la mente caotica e la quiete interiore.
- Profonda riflessione intellettuale con autocritica: Mettere in discussione le proprie convinzioni preconcette è un atto di coraggio. È solo attraverso il dubbio e l’autoanalisi che si possono smantellare le false credenze e aprirsi alla verità.
Il Lankavatara sutra ha antichi legami con il buddhismo Chán, che risalgono al giorno in cui Bodhidharma ne consegnò una copia al suo discepolo Hui-k’o, dicendogli che conteneva tutto quel che aveva bisogno di sapere. Così “l’insegnamento al di là delle parole” trovò la sua scrittura, che godette nel tempo di una fortuna continua. Questa è la prima traduzione condotta sulla versione cinese di Gunabhadra, con un ricco apparato di note che aiutano a comprendere questo importantissimo sutra della scuola yogacara.
Chi mostra non sa, chi sa non mostra
Un vero risveglio non ha nulla a che fare con il ruolo che si interpreta. Non è necessario ritirarsi dal mondo o adottare un aspetto o un comportamento specifico per dimostrare di essere consapevoli. Al contrario, chi è davvero risvegliato vive con leggerezza, ironia e spontaneità. Non ha bisogno di ostentare la propria consapevolezza, perché la verità interiore non richiede conferme esterne.
Oggi, invece, l’immagine del risvegliato è spesso stereotipata: un ruolo preconfezionato di saggezza che molti scelgono di interpretare senza sapere cosa stanno interpretando. Ma come tutte le recite, porta a essere pieni di nulla. Chi recita un risveglio sta solo inseguendo un’illusione; chi è veramente risvegliato vive senza sforzo, perché non ha nulla da dimostrare. Attraverso la recita magari si può ottenere consenso e partecipazione, ma la propria dimora rimane la sofferenza.
Il pensiero daoista esprime concetti simili in diversi passagi del Tao Te Ching di Lao Tzu, nel quale c’è un costante invito alla semplicità, alla spontaneità e all’umiltà. Per esempio nel passsaggio 58 è scritto:
[…] il saggio è quadrato, ma non è tagliente,
è spigoloso, ma non ferisce,
è diretto, ma non capriccioso,
splende, ma non abbaglia.
Questa esortazione evidenzia come la semplicità e il distacco siano centrali nel percorso verso il risveglio.
L’incontro tra maestro e studente
Il maestro e lo studente non si cercano: si trovano quando entrambi sono pronti. È una dinamica naturale, che non può essere forzata. Il maestro, avendo attraversato il processo di distruzione interiore, non ha bisogno di strategie per riconoscere lo studente; una semplice conversazione può rivelare tutto ciò che serve. Allo stesso modo, lo studente che è pronto per imparare riconosce il maestro senza bisogno di proclami.
Il paradosso del silenzio
Insegnare il risveglio è una sfida che richiede di lavorare più sui silenzi che sulle parole. Questo implica fiducia nel processo e nella capacità dello studente di trovare la propria verità. Ma richiede anche uno studente disposto a stare nelle pause, ad ascoltare senza fretta, a riflettere senza risposte immediate. Solo così il maestro può indicare una via, senza imporla.
Risveglio interiore, un impegno verso gli altri
Chi raggiunge il risveglio non ha la pretesa di essere una guida, ma spesso sente una responsabilità: quella di condividere ciò che ha appreso per aiutare gli altri a liberarsi. Non è un obbligo, ma un atto naturale di compassione. Tuttavia, non tutti sono pronti per essere risvegliati, e accettare questo è parte della saggezza.
Conclusione
Il risveglio interiore non è un ruolo, né un traguardo da ostentare. È una comprensione profonda che trasforma il modo in cui si vive e si interagisce con il mondo. Chi è risvegliato vive in due dimensioni: una interiorità radicata nella verità e una esteriorità libera, gioiosa e autentica. Non ha bisogno di dimostrare nulla, ma il suo stesso essere è un esempio silenzioso per chi è pronto a seguire.
Se questo breve scritto ti ha ispirato qualche riflessione, se ha fatto sorgere in te delle domande o se ti ha spinto a cercare una guida autentica, allora ha raggiunto il suo scopo. Il cammino verso il risveglio inizia sempre con una domanda, ma ricorda che in fine la risposta che troverai era già dentro di te.
Il Tao Te Ching di Lao Tzu è uno dei libri più tradotti, più letti e più sorprendenti del mondo. L’antica cultura cinese vi ha concentrato, nel minor spazio possibile, la più completa «guida» per arrivare alla comprensione del mondo e per orientare le proprie azioni. In brevi e illuminanti massime, utilizzando la forza del paradosso, quest’opera tanto semplice quanto profonda illustra la sequenza con cui da un Tao misterioso e indefinibile hanno avuto origine tutte le cose del mondo e, fra queste, l’uomo. Secondo alcuni è uno dei testi più saggi mai scritti e uno dei più grandi doni mai fatti all’umanità; nelle poche ma intensissime pagine che lo compongono è possibile infatti trovare una risposta a ogni problema della vita, una soluzione a ogni situazione, un balsamo per ogni ferita.