
È soggettivo tutto ciò che risuona con la propria emotività, con la propria storia, i propri interessi e obiettivi o con la propria dimensione socio culturale. Questa soggettività spesso ostacola la capacità di ascolto di tutto quel che è diverso ma anche di quel che è oggettivo, naturale, sintonizzato con la Via. In questa dimensione qualsiasi cosa può essere riconosciuta come arte oppure no. In questa dimensione, ad esempio, tutto è vissuto come: “quel che non è bello per me non è bello affatto”. O, anche: “è utile solo quel che asseconda i miei egoisti motivi personali, tutto il resto non mi interessa”. Le sfere delle egoisti motivazioni personali possono essere palesi e facilmente riconoscibili o radicate in modo profondo e nascoste.
Stagnare in questa dimensione significa vivere in dura opposizione interna ed esterna con tutto ciò che è diverso o con ciò che non si riconosce come familiare o somigliante. Ergo, significa vivere in una dimensione costantemente conflittuale verso gli altri e verso sé stessi. Questa dimensione non porta mai al confronto se non con chi è uguale. Ma il vero confronto esiste quando si abbraccia il diverso, non quando ci si limita al rispecchiamento con ciò che si ritiene essere uguale.
Poi esiste una dimensione oggettiva che ha che fare con le vibrazioni. Per cogliere la vibrazione dell’universo, ovvero la dimensione nella quale qualsiasi arte raggiunge un livello di sintonia con il tutto, bisogna avere la mente sgombra, lavare via i preconcetti e i pregiudizi e ascoltare con ogni senso, spogliandosi dalla mente che analizza e categorizza ogni cosa secondo personali parametri fissi e finti, ovvero figli delle illusioni. Solo così si può godere della sinfonia dell’universo che è nel grande cosmo intorno a noi e che è in noi, in quanto siamo un micro cosmo che risponde alle stesse regole di ogni altra forma di vita.
La ricerca dell’equilibrio, attraverso la pratica del Taijiquan, serve soprattutto alla connessione con il tutto. Praticare nel modo corretto, ovvero rispettando l’unica e sola “regola” dello yin-yang, insegna a trasformarsi e spostarsi nella dimora dell’equilibrio, dove la vibrazione trova un punto “neutro” variando costantemente tra due opposti, nei quali uno è sempre un abbraccio che avvolge l’altro e viceversa, nel mutamento e adattamento costante.