parallelismi danza sufi e daoismo

La spiritualità e la ricerca di connessione con l’universo sono esperienze universali che attraversano molteplici culture e tradizioni sin dalla notte dei tempi. Due di queste tradizioni che hanno affascinato gli esseri umani per secoli sono la danza Sufi, praticata dai dervisci rotanti, e il Daoismo, una delle filosofie spirituali più antiche della Cina. Nonostante le loro origini geografiche e culturali molto diverse, ci sono numerosi parallelismi tra queste due tradizioni, soprattutto nel modo in cui concepiscono il movimento, l’energia e la ricerca dell’unione con il divino o con l’universo.

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La danza Sufi e la ricerca dell’Estasi

La danza sufi, o più specificamente la danza dei dervisci rotanti, è una pratica rituale mistica che mira a raggiungere uno stato di estasi spirituale. I dervisci, membri della confraternita Sufi, praticano un movimento rotatorio continuo su sé stessi, una danza che simbolizza l’armonia dell’universo e la ricerca di unione con Dio. Il movimento stesso è considerato un atto di preghiera e una forma di meditazione. La rotazione incessante, che può durare anche per ore, rappresenta il fluire continuo dell’energia universale e l’abbandono completo all’energia divina, senza resistenza.

Il derviscio rotante è tradizionalmente visto come il punto di incontro tra il corpo, la mente e lo spirito. Durante il movimento, il corpo si lascia andare in un flusso di energia che scorre dall’interno verso l’esterno, permettendo al praticante di trascendere l’ego e raggiungere un senso di estasi e di totale unione con il divino. Il gesto stesso di girare a spirale simboleggia l’infinito, il ciclo eterno di vita, morte e rinascita, ed è in grado di “trasportare” il praticante oltre la realtà materiale e verso una dimensione superiore di consapevolezza.

Questa ricerca dell’unità con il divino attraverso il movimento del corpo e la meditazione in movimento non è un fenomeno isolato. È presente anche in molte altre tradizioni spirituali e religiose, una delle quali è il Daoismo.

Il Daoismo e la connessione con l’universo

Il Daoismo, una delle principali filosofie spirituali cinesi, ha una visione dell’universo come un organismo vivente, in cui tutte le cose sono connesse tra loro attraverso un flusso di energia vitale chiamata Qi (o Chi). Il Dao, che nella maggior parte dei contesti significa “la Via”, è il principio fondamentale che permea l’intero universo, la forza che dà origine a tutte le cose e che le mantiene in equilibrio. L’idea di armonia con il Dao è centrale nel Daoismo e si manifesta nel concetto di equilibrio tra yin e yang, le forze opposte che, pur essendo in contrasto, sono interdipendenti e complementari.

Nel Daoismo, la pratica spirituale non riguarda solo la meditazione mentale o il pensiero filosofico, ma anche il movimento del corpo come mezzo per allinearsi con il flusso naturale dell’universo. L’arte del Tai Chi, ad esempio, è una pratica che integra movimenti lenti e controllati circolari e a spirale uniti a una respirazione profonda per permettere al Qi di fluire liberamente attraverso il corpo, favorendo, tra le altre cose, anche l’equilibrio e la salute. Altre pratiche daoiste, come il Qi Gong, si concentrano sulla regolazione del Qi per mantenere l’armonia tra corpo, mente e spirito.

Nel Daoismo, il concetto di “non-azione” o Wu Wei è essenziale. Si tratta di un’azione che non è forzata, ma che fluisce naturalmente con l’ordine cosmico, come un fiume che segue il suo corso senza resistenza. Questa filosofia di “fare senza fare” si riflette nel movimento fluido e spontaneo delle pratiche daoiste, che si cerca di non forzare, ma di seguire il flusso naturale delle energie.

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I parallelismi tra la danza Sufi e il Daoismo

Nonostante le differenze culturali e religiose, ci sono diversi parallelismi tra danza Sufi e Daoismo. Infatti la danza dei dervisci rotanti e la filosofia del Daoismo condividono alcune similitudini fondamentali nei loro approcci alla spiritualità e al movimento.

  1. Il movimento come espressione spirituale: Sia la danza Sufi che le pratiche daoiste vedono il corpo come uno strumento attraverso cui l’individuo può entrare in contatto con l’universo o il divino. Nel caso dei Dervisci, il movimento rotatorio rappresenta l’infinito e l’unione con Dio, mentre nel Daoismo il movimento del corpo aiuta a far fluire il Qi, l’energia universale origine di ogni cosa. In entrambe le tradizioni, il corpo non è separato dallo spirito, ma diventa il canale attraverso il quale il praticante può entrare in contatto con l’energia universale.
  2. Il concetto di armonia con l’universo: In entrambe le tradizioni, l’individuo cerca di armonizzarsi con il flusso naturale dell’universo. Nel Daoismo, l’armonia si ottiene tramite la comprensione del Dao e la connessione con il Qi, mentre nella danza Sufi il movimento ritmico e continuo dei dervisci simboleggia la danza cosmica dell’universo. In entrambi i casi, il movimento è visto come un atto di arrendersi e di allinearsi con una forza universale che trascende l’individuo.
  3. Il flusso e il ciclo eterno: La rotazione dei dervisci rappresenta un movimento senza fine, che simboleggia il ciclo eterno della vita, della morte e della rinascita. Questo concetto di ciclicità e continuo rinnovamento è paragonabile al Wu Wei del Daoismo, dove l’azione fluida e naturale scorre senza interruzione come nella pratica del Tai Chi un tempo chiamata Chang Quan (in merito potresti leggere Cosa è il Taiji Changquan?). Il concetto di yin e yang nel Daoismo, che rappresenta l’interazione tra forze opposte e complementari, è anche rispecchiato nella danza dei dervisci, dove la rotazione simbolizza il movimento perpetuo tra l’individuo e l’universo.
  4. L’estasi e la trasformazione spirituale: La danza dei dervisci è progettata per portare il praticante in uno stato di estasi, dove l’ego è superato e l’individuo si unisce con l’infinito. Questo stato di estasi, o fana, in cui l’individuo perde il proprio io, è simile alla ricerca dell’illuminazione nel Daoismo, dove l’obiettivo è raggiungere l’armonia con l’universo e vivere in sintonia con il flusso del Qi.
  5. L’abbandono al flusso energetico: Sia nel Daoismo che nella danza Sufi, il praticante si abbandona al flusso di energia. Nel caso dei dervisci, l’abbandono avviene attraverso il movimento continuo e la ripetizione, che aiuta a trascendere l’ego e a fondersi con il divino. Nel Daoismo, l’abbandono al flusso del Qi permette al corpo e alla mente di entrare in sintonia con l’universo, senza forzature.

Conclusione

Sia la danza dei Dervisci Rotanti che la filosofia del Daoismo condividono un approccio simile alla spiritualità: entrambe vedono il corpo come un veicolo per la trasformazione spirituale, il movimento come un mezzo per connettersi con l’universo e l’energia vitale, e l’armonia con il flusso naturale come l’obiettivo finale. Sebbene queste tradizioni abbiano origini e contesti culturali differenti, il loro focus comune sull’unione tra l’individuo e il divino o l’universo, attraverso il movimento e il fluire dell’energia, rende evidente che la ricerca spirituale trascende le barriere culturali e religiose, mettendo in luce il desiderio umano universale di connessione e armonia con il tutto.

Nel libro I tre Classici del Taijiquan di Wang, Wu e Li sono tradotti e commentati quelli che in Cina sono tutt’oggi considerati i primi e più importanti manoscritti della storia del Taijiquan. La traduzione dei tre manuali originali è accompagnata da spiegazioni approfondite di ogni frase, da un punto di vista pratico, teorico e linguistico. Ogni passaggio del libro è inoltre supportato da un commentario nel quale vengono approfonditi anche gli aspetti di natura filosofica e storico culturale che sono indispensabili per una corretta comprensione della materia trattata.
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Written by

Valerio Bellone

Valerio Bellone è un ricercatore e praticante di lunga data nel campo del Taichi Chuan, del Qi Gong e della Meditazione. È autore del primo e unico saggio in italiano dedicato ai tre Classici del Taijiquan, un’opera fondamentale per gli appassionati della disciplina.
Il suo percorso ha inizio nel wushu moderno, per poi approdare alla tradizione autentica del Taijiquan. Ha studiato lo stile di Cheng Man Ching e successivamente l'originale stile Yang della famiglia, approfondendo gli aspetti teorici e pratici di questa antica arte.
Oggi insegna regolarmente Taichi, Qi Gong e Meditazione a Palermo e divulga con passione questi argomenti attraverso articoli e pubblicazioni specialistiche.
In passato è stato un fotografo di viaggio, raccontando il mondo attraverso il suo obiettivo. Scopri di più sul suo lavoro fotografico visitando il sito valeriobellone.com.