Una riflessione sulla competenza percepita
In un mondo sempre più globalizzato, la lingua dominante di un’epoca diventa un simbolo di potere, spesso associato a una percezione di superiorità culturale, economica e professionale. Oggi, l’inglese occupa questo ruolo, grazie alla sua diffusione come lingua internazionale nel commercio, nella tecnologia e nella comunicazione. Tuttavia, questa supremazia linguistica porta con sé un inganno: l’idea che chi parla fluentemente una lingua dominante sia automaticamente più competente. Tale falsità, unita alla tendenza a sottovalutare le risorse locali, alimenta l’esterofilia e la svalutazione delle competenze nazionali. Questo articolo esplorerà le radici, le conseguenze e le possibili soluzioni di questo fenomeno.
Linguaggio e potere: una relazione storica
La dominanza di una lingua è storicamente legata al potere economico e politico di una nazione. Il latino nell’Impero Romano, il francese nell’epoca dell’illuminismo e, più recentemente, l’inglese, sono esempi di lingue che hanno acquisito un ruolo egemonico grazie al predominio delle nazioni che le parlavano. Durante l’era della globalizzazione, l’inglese è diventato la lingua franca del mondo, alimentando l’idea che chi lo parla sia più competente o affidabile.
Questa dinamica è particolarmente evidente nei settori professionali e accademici, dove la capacità di esprimersi in inglese è spesso considerata un requisito fondamentale. Tuttavia, questa percezione è ingannevole. La competenza in una lingua non implica automaticamente una maggiore conoscenza in un campo specifico, ma solo una maggiore capacità di comunicare in quel contesto.
Il linguaggio è un processo di libera creazione; le sue leggi e i suoi princìpi sono fissi, ma il modo in cui i principi della generazione vengono usati è libero e infinitamente vario. Anche l’interpretazione e l’uso delle parole involve un processo di libera creazione.
Il mito del madrelingua competente
L’associazione tra competenza e lingua madre è uno dei pregiudizi più diffusi nell’era della globalizzazione. Un madrelingua inglese viene spesso percepito come più preparato, anche quando le sue competenze tecniche o professionali sono inferiori a quelle di un non madrelingua. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei settori della consulenza, dell’educazione e della tecnologia, dove la padronanza dell’inglese sembra superare l’importanza dell’esperienza o delle qualifiche.
Un esempio calzante di questo pregiudizio si trova in pratiche come il Tai Chi Chuan. Essendo nato in Cina, si tende a percepire un insegnante cinese come automaticamente più competente rispetto a un occidentale, indipendentemente dalla loro preparazione specifica o esperienza nel campo. In alcuni casi, l’ignoranza può persino portare a considerare più qualificata qualsiasi persona con tratti asiatici orientali, anche se priva di una reale conoscenza o competenza nella disciplina. Questo dimostra quanto profondamente i preconcetti culturali e visivi possano influenzare la percezione della competenza, oscurando il valore di professionisti altamente preparati che non rispecchiano tali stereotipi.
Questo pregiudizio ha radici culturali e psicologiche. Da un lato, la lingua dominante è spesso vista come un simbolo di modernità e progresso. Dall’altro, le persone tendono a sottovalutare ciò che è familiare, attribuendo maggiore valore a ciò che proviene dall’esterno.
Esterofilia e svalutazione del locale
L’esterofilia è una conseguenza diretta di questa dinamica. Le persone, attratte dall’apparente superiorità dello straniero, cercano soluzioni e risposte in luoghi lontani, ignorando le risorse disponibili vicino a loro. Questo fenomeno non è limitato all’individuo, ma si estende a livello sociale e culturale. Ad esempio:
- In ambito lavorativo: Aziende e organizzazioni tendono a preferire consulenti e professionisti stranieri, ritenendo che abbiano competenze superiori rispetto ai loro omologhi locali.
- In ambito accademico: Università e istituzioni promuovono spesso programmi internazionali in inglese, svalutando le proprie tradizioni linguistiche e culturali.
- In ambito personale: I consumatori tendono a preferire prodotti e servizi stranieri, considerandoli di qualità superiore rispetto a quelli locali.
Il linguaggio è una finestra sulla mente umana e uno strumento di potere straordinario. Può essere usato per illuminare e liberare, o per manipolare e dominare.
V.B.
Psicologia della sottovalutazione del vicino
La tendenza a sottovalutare chi è vicino a noi è radicata nella psicologia sociale. Un esempio emblematico è quello familiare: i genitori spesso si fidano più di un estraneo che del proprio figlio, anche quando quest’ultimo ha competenze superiori. Questo bias della vicinanza è alimentato da una combinazione di fattori:
- Familiarità: Ciò che è familiare viene percepito come ordinario, mentre l’estraneo appare più interessante e innovativo.
- Bias culturali: Le narrazioni culturali che esaltano l’esterno rispetto al locale rafforzano questa tendenza.
- Confronto sociale: Le persone tendono a confrontarsi con chi è vicino a loro, svalutandolo per sentirsi migliori.
Conseguenze socioeconomiche
Questa dinamica ha effetti profondi e negativi sia a livello individuale che sistemico:
- Perdita di talenti: I professionisti locali, non riconosciuti, cercano opportunità altrove, contribuendo alla fuga di cervelli.
- Erosione della fiducia: Le persone perdono fiducia nelle risorse locali, rallentando lo sviluppo economico e culturale.
- Dipendenza dall’estero: Si crea una dipendenza da risorse straniere, che limita l’autonomia e la resilienza delle comunità locali.
Strategie per invertire la tendenza
Invertire questa tendenza richiede uno sforzo concertato a livello individuale, comunitario e istituzionale:
- Promuovere le competenze locali
- Creare reti e piattaforme che valorizzino gli esperti locali.
- Investire nella formazione e nella certificazione delle competenze locali per aumentarne la visibilità e la credibilità.
- Sensibilizzare sulle distorsioni cognitive
- Educare le persone sui pregiudizi che alimentano l’esterofilia.
- Promuovere campagne di comunicazione che evidenzino il valore delle risorse locali.
- Equilibrare l’apertura e la valorizzazione
- Favorire l’integrazione culturale e linguistica senza svalutare il patrimonio locale.
- Incoraggiare il bilinguismo, ma senza far percepire l’inglese come superiore alle lingue locali.
- Sostenere i talenti locali
- Offrire incentivi economici e opportunità di crescita per i professionisti locali.
- Creare eventi e iniziative che mettano in luce le eccellenze locali.
Conclusione
La supremazia linguistica e l’esterofilia sono fenomeni che influenzano profondamente il modo in cui percepiamo la competenza e il valore delle risorse umane. Riconoscere e affrontare questi pregiudizi è essenziale per costruire una società più equa e resiliente, in cui le competenze e i talenti locali siano valorizzati tanto quanto quelli internazionali. Solo così potremo superare l’inganno della lingua dominante e creare un equilibrio tra apertura globale e valorizzazione locale.