sciamano del passato
Uno sciamano appartenente all’antica area geografica oggi conosciuta come Cina, visitò, attraverso uno dei suoi viaggi astrali, il nostro mondo contemporaneo. Al suo risveglio raccontò ai compagni del villaggio quanto segue.

Per noi è naturale seguire la Via, rispettare l’ordine universale, assecondando quell’unica verità ultima che risiede nell’equilibrio naturale di tutte le cose.

Noi rispettiamo l’avvicendarsi delle stagioni e non manipoliamo o forziamo la natura, ci cibiamo per quanto è necessario e non ingrassiamo le nostre pance,  condividiamo ogni cosa che troviamo o che creiamo.

Il nostro modo di vivere ci fa essere in armonia perché rispettiamo la legge degli opposti. Questo consentirà a chi ci succederà di trovare una dimora ricca di frutti che possano saziare e far gioire.

Ebbene sappiate che nel mio ultimo viaggio astrale ho visto gli abitanti di un futuro lontano e questi non sembrano meritare i doni frutto della danza di cielo e terra. A dire il vero, non voglio spaventarvi, ma dovete sapere che coloro che verranno hanno sembianze simili alle nostre eppure non sembrano essere umani.

Costoro non fanno altro che depredare e accumulare in modo sfrenato, ignorano la legge degli opposti e si combattono costantemente togliendosi la vita in modi violenti.

Sanno vivere solo nell’estrema espansione e non sono in grado di contenersi.

Credono che l’unica cosa importante sia rimanere in costante movimento e ignorano l’immobilità.

Quando si fermano o vengono arrestati da un evento naturale sembrano impazzire e iniziano a strillare come fossero scimmie rabbiose.

Sono incapaci di cogliere i messaggi della natura e per questo motivo guardano sempre avanti, non preoccupandosi di quel che li circonda nel presente e dei messaggi giunti a loro dal passato.


Sai che gli alberi parlano? La saggezza degli indiani d’America, di Käthe Recheis e Georg Bydlinski

Una raccolta unica nel suo genere sulla saggezza e la spiritualità degli Indiani d’America. Orso in Piedi, Alce Nero, Tatanga Mani, Momaday e Ohiyesa sono solo alcuni degli autori qui chiamati a testimoniare il profondo amore per la natura e il grande rispetto per la vita che il popolo pellerossa sa esprimere. Accompagnati dalle suggestive fotografie d’epoca di Edward S. Curtis, i pensieri e la saggezza degli Indiani d’America ci rivelano un mondo spirituale assai ricco e profondo.


Quando la natura li schiaccia con una sciagura così da arrestarli, ammonirli e fargli comprendere l’importanza del rispetto della legge universale degli opposti, iniziano a lagnarsi come fossero bambini a digiuno. Ma anche in questi casi non sembrano capire i messaggi della natura e quindi ricominciano da subito ad affaccendarsi, a depredare le risorse naturali, a produrre, a costruire e ad accumulare.

Nulla di quel che gli accade li porta a comprendere quanto sia importante l’essere fermi nel movimento. Eppure continuano a lamentarsi di essere infelici e di sentirsi vuoti.

Sembrano parlare come se sapessero ogni cosa dell’universo, leggono molte scritture eppure pare che non capiscano davvero nulla di quel che studiano.

Di fatto sono come affetti da una malattia che li rende mentalmente ciechi. Sono incapaci di vedere la legge fondamentale che regola il tutto. Trasformano i luoghi freddi del mondo in posti caldi e viceversa, ma poi pregano diverse divinità al fine di non fare infuriare la natura contro di loro.

Non insegnano ai loro bambini e ai giovani l’importanza della lentezza e lasciano che gli anziani ristagnino nell’immobilità, senza raccomandargli il movimento.

La loro forma di aggregazione non consiste nel raccontare storie, nel condividere un pasto, nel danzare liberamente come gli uccelli o nel fare rituali iniziatici. Sembra che tutto quel che fanno gli abitanti del futuro sia sempre nel nome della competizione e dello scontro.

Ogni occasione è buona per dividersi in clan guerreggianti. Persino quando mangiano in compagnia sembra che fanno a gara per accaparrarsi quanto più cibo possibile.

Anche le loro vicende apparentemente più innocue di fatto sono basate sul conflitto, che chiamano “amichevole”. Mi chiedo, cosa avrà mai di amichevole una gara.

Quello che ho visto nel futuro non è il paradiso nel quale viviamo noi, sembra piuttosto un inferno nel quale gli umani cercano di sopravvivere senza capire che lo squilibrio del quale si lamentano è di fatto creato da loro stessi.

Sono felice di vivere nel nostro tempo, il mondo del futuro è un luogo colmo di cecità, arroganza e violenza, dove persino il sapere si accumula con il fine di mostrare i muscoli della mente, utili a dominare il prossimo e a umiliare gli altri.

In quel mondo tutto è competizione. Non è un gran bel posto.

Fratelli e sorelle, siate felici del tempo in cui viviamo.

Uno sciamano appartenente all’antica area geografica oggi conosciuta come Cina, visitò, attraverso uno dei suoi viaggi astrali, il nostro mondo contemporaneo. Al suo risveglio raccontò ai compagni del villaggio quanto segue.

Per noi è naturale seguire la Via, rispettare l’ordine universale, assecondando quell’unica verità ultima che risiede nell’equilibrio naturale di tutte le cose.

Noi rispettiamo l’avvicendarsi delle stagioni e non manipoliamo o forziamo la natura, ci cibiamo per quanto è necessario e non ingrassiamo le nostre pance,  condividiamo ogni cosa che troviamo o che creiamo.

Il nostro modo di vivere ci fa essere in armonia perché rispettiamo la legge degli opposti. Questo consentirà a chi ci succederà di trovare una dimora ricca di frutti che possano saziare e far gioire.

Ebbene sappiate che nel mio ultimo viaggio astrale ho visto gli abitanti di un futuro lontano e questi non sembrano meritare i doni frutto della danza di cielo e terra. A dire il vero, non voglio spaventarvi, ma dovete sapere che coloro che verranno hanno sembianze simili alle nostre eppure non sembrano essere umani.

Costoro non fanno altro che depredare e accumulare in modo sfrenato, ignorano la legge degli opposti e si combattono costantemente togliendosi la vita in modi violenti.

Sanno vivere solo nell’estrema espansione e non sono in grado di contenersi.

Credono che l’unica cosa importante sia rimanere in costante movimento e ignorano l’immobilità.

Quando si fermano o vengono arrestati da un evento naturale sembrano impazzire e iniziano a strillare come fossero scimmie rabbiose.

Sono incapaci di cogliere i messaggi della natura e per questo motivo guardano sempre avanti, non preoccupandosi di quel che li circonda nel presente e dei messaggi giunti a loro dal passato.


Sai che gli alberi parlano? La saggezza degli indiani d’America, di Käthe Recheis e Georg Bydlinski


Quando la natura li schiaccia con una sciagura così da arrestarli, ammonirli e fargli comprendere l’importanza del rispetto della legge universale degli opposti, iniziano a lagnarsi come fossero bambini a digiuno. Ma anche in questi casi non sembrano capire i messaggi della natura e quindi ricominciano da subito ad affaccendarsi, a depredare le risorse naturali, a produrre, a costruire e ad accumulare.

Nulla di quel che gli accade li porta a comprendere quanto sia importante l’essere fermi nel movimento. Eppure continuano a lamentarsi di essere infelici e di sentirsi vuoti.

Sembrano parlare come se sapessero ogni cosa dell’universo, leggono molte scritture eppure pare che non capiscano davvero nulla di quel che studiano.

Di fatto sono come affetti da una malattia che li rende mentalmente ciechi. Sono incapaci di vedere la legge fondamentale che regola il tutto. Trasformano i luoghi freddi del mondo in posti caldi e viceversa, ma poi pregano diverse divinità al fine di non fare infuriare la natura contro di loro.

Non insegnano ai loro bambini e ai giovani l’importanza della lentezza e lasciano che gli anziani ristagnino nell’immobilità, senza raccomandargli il movimento.

La loro forma di aggregazione non consiste nel raccontare storie, nel condividere un pasto, nel danzare liberamente come gli uccelli o nel fare rituali iniziatici. Sembra che tutto quel che fanno gli abitanti del futuro sia sempre nel nome della competizione e dello scontro.

Ogni occasione è buona per dividersi in clan guerreggianti. Persino quando mangiano in compagnia sembra che fanno a gara per accaparrarsi quanto più cibo possibile.

Anche le loro vicende apparentemente più innocue di fatto sono basate sul conflitto, che chiamano “amichevole”. Mi chiedo, cosa avrà mai di amichevole una gara.

Quello che ho visto nel futuro non è il paradiso nel quale viviamo noi, sembra piuttosto un inferno nel quale gli umani cercano di sopravvivere senza capire che lo squilibrio del quale si lamentano è di fatto creato da loro stessi.

Sono felice di vivere nel nostro tempo, il mondo del futuro è un luogo colmo di cecità, arroganza e violenza, dove persino il sapere si accumula con il fine di mostrare i muscoli della mente, utili a dominare il prossimo e a umiliare gli altri.

In quel mondo tutto è competizione. Non è un gran bel posto.

Fratelli e sorelle, siate felici del tempo in cui viviamo.

Written by

Valerio Bellone

Valerio Bellone studia e fa continua ricerca sul Taichi Chuan, il Qi Gong e la Meditazione. È autore del primo e unico saggio mai scritto in italiano sui primi tre Classici del Taijiquan cinesi.
Il suo percorso inizia con il wushu moderno e successivamente si sposta alla fonte della tradizione del Taiqjiuan studiando inizialmente lo stile di Cheng Man Ching e successivamente lo stile madre originale della famiglia Yang.
Tiene regolarmente corsi di Taichi, Qi Gong e Meditazione nella città di Palermo e scrive articoli di divulgazione su queste materie.