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Premessa

Pratico Taijiquan da ormai diverso tempo e da altrettanto lo insegno. Nonostante tutto il tempo dedicato allo studio e alla ricerca in questo ambito mi sento sempre un principiante. Credo che mantenere la propria mente come quella del principiante alle prime armi sia il modo migliore per non smettere di imparare, capire e approfondire. A ben pensarci quando si inizia qualcosa di nuovo la mente è completamente aperta e vogliosa di conoscere, ma quando si cominciano ad acquisire sicurezze o, peggio, certezze, si finisce per stagnare, dato che la mente crede di sapere già. Quindi, nell’ambito del Taijiquan, che è una materia vasta con una curva di apprendimento pressocché infinita, la cosa peggiore che si possa fare è entrare nella sfera del “ho capito”. Per questo motivo preferisco mantenere la mia mente come quella del principiante assoluto.
Detto questo, a maggior ragione quando si è all’inizio del proprio percorso nel Taijiquan non bisognerebbe mai credere di avere capito alcunché, sopratutto se la propria comprensione deriva dell’avere letto poche cose sul web (wikipedia inclusa) che nella maggior parte dei casi riportano informazioni non approfondite o errate.
Quindi, in questo breve scritto che segue, voglio introdurre un argomento: a cosa serve il tuishou e la “forma” del Taijiquan a un livello elementare?

Il tuishou, l’esercizio in coppia del Taijiquan

Il termine tuishou  può essere tradotto come “mani che premono” ed è un tipo di esercizio del Taijiquan che si esegue in coppia. In molte scuole è praticato in modo completamente sbagliato dato che viene fatto praticare ai principianti come se fosse uno standard di lotta o una propedeutica al combattimento competitivo – non dissimile da altri esercizi tipici di altre arti marziali. Ma il Taijiquan è un’arte marziale speciale in Cina, nel senso che funziona in modo completamente diverso da tutte le altre. Di conseguenza il  tuishou non può essere praticato alla stregua di altri esercizi di condizionamento tipici di altri stili.
A un livello base il tuishou non serve a niente altro che a cercare di mantenere la propria struttura corporea in equilibrio e insegna ad ascoltare i movimenti e gli equilibri propri e del compagno di allenamento. Per poterlo praticare correttamente, e per potere capire sé stessi a contatto con un’altra persona, si dovrebbe premere sul compagno/a di allenamento in modo leggero e delicato, viceversa il corpo entra in uno stato di allarme (sentendosi minacciato) e finisce per rispondere con la forza fisica diretta e istintiva, che è esattamente l’opposto di quello che si cerca nel Taijiquan. Quindi, il vero esercizio del tuishou non è competitivo e non ha a che fare in alcun modo con tecniche (mosse e contromosse) o con il combattimento.
Da qui può derivare la domanda: quindi il tuishou è utile per meglio capire la forma del Taijiquan? Nel mio metodo di insegnamento sì e infatti dico spesso la frase “quando fai la forma pensa al tuishou e quando fai il tuishou pensa alla forma”, dato che i due esercizi sono complementari. Ciò detto questo vale solo da un certo livello in poi. All’inizio, a un livello elementare, trovo che il tuishou possa essere persino controproducente nella formazione di un principiante. Perchè? Per il semplice fatto che sin quando non si inizia a capire sé stessi, attraverso la forma, è abbastanza inutile provare ad ascoltare gli altri. Dato che di solito si finisce solo per competere con gli altri. Ergo, “conosci te stesso e conoscerai anche l’altro” è la strada più corretta, dal mio punto di vista.
Avendo compreso cosa è il tuishou a un livello base si può capire a cosa serve la forma “lenta” nell’ambito dello stile Yang. Ma se ancora non è chiaro lo riassumo in breve.

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La forma lenta del Taijiquan

La forma “lenta” del Taijiquan non serve ad allenare tecniche marziali o mosse, serve più che altro a comprendere e ad esercitare “qualità”. Quali? Moltissime! Alcune di queste qualità necessitano di spiegazioni teoriche, oltre che della parte pratica, mentre altre emergono quando si è pronti (tanta pratica e pazienza). Eppure il Taijiquan è un’arte marziale, come mai nella forma non ci sono tecniche di combattimento? Per almeno tre ragioni.

  1. Il Taijiquan non si basa su azioni pre-programmate ma su qualità (come già detto), di conseguenza ogni singolo istante della forma è un momento applicativo marziale;
  2. Le “tecniche” del Taijiquan si studiano secondariamente, quando si sono già incarnate le qualità fondamentali.
  3. Il Taijiquan insegna a non combattere, ovvero a non usare la forza diretta al fine di contrastarne un’altra. Da questo ne consegue un atteggiamento mentale e filosofico “neutrale”, non aggressivo.

Le “tecniche” del Taijiquan non sono vere e proprie mosse e si potrebbe dire che sono waijin (emanazioni esterne della forza interna) che nello stile Yang originale si allenano attraverso la forma veloce (Xiao Jia) e grazie ad altri set di esercizi. Mentre le qualità che si allenano durante l’addestramento con la forma lenta (Da Jia o Lao Jia) si chiamano neijin (forza interna addestrata utile al controllo). I waijin sono emanazioni esterne della forza che però non possono esistere senza i neijin che sono uno degli aspetti interni da comprendere durante lo studio nell’ambito Taijiquan. Dato che i neijin sono più complessi da capire e fare propri rispetto ai waijin, vanno studiati sin da subito in modo approfondito.
In sintesi, quando si esegue la forma, nello stile che io insegno, non si dovrebbe pensare a mosse, contromosse o tecniche marziali (soprattutto se si ha un pregresso background in altri sistemi di combattimento), dato che questo potrebbe portare fuori strada. Quando si pratica la forma lenta del Taijiquan si deve pensare a lavorare sulle qualità e niente altro.

Per approfondire l’argomento sui jin del Taijiquan puoi leggere l’articolo di approfondimento: I Jin (fajin) del Taichi e i tipi di energie

© Valerio Bellone

 

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Valerio Bellone

Valerio Bellone studia e fa continua ricerca sul Taichi Chuan, il Qi Gong e la Meditazione. È autore del primo e unico saggio mai scritto in italiano sui primi tre Classici del Taijiquan cinesi.
Il suo percorso inizia con il wushu moderno e successivamente si sposta alla fonte della tradizione del Taiqjiuan studiando inizialmente lo stile di Cheng Man Ching e successivamente lo stile madre originale della famiglia Yang.
Tiene regolarmente corsi di Taichi, Qi Gong e Meditazione nella città di Palermo e scrive articoli di divulgazione su queste materie.