Analisi dettagliata delle due pratiche, Meditazione e Taichi, così come la loro relazione storica, filosofica e pratica.
Alcune parti del testo che segue sono coperte da Copyright ed estratte dal libro I Tre Classici del Taijiquan di Wang, Wu e Li.
PREMESSA
Chi contesta la profonda relazione tra il Taijiquan e la meditazione daoista dimostra di non comprendere appieno diversi aspetti di queste due discipline.
Il Taijiquan (o Tai Chi Chuan), a un livello base, è certamente un sistema di autodifesa che richiede una comprensione pratica per consentire progressi significativi nell’arte. Tuttavia, è fondamentale sapere che le sue radici affondano in una pratica antecedente, sviluppata da monaci daoisti – secondo il mito, dal Maestro Zhang Sanfeng (張三峰) – come disciplina complementare alla meditazione. Entrambe le pratiche si basano sul principio dello Yin e dello Yang e traggono origine da una fonte comune: l’Yijing, il Libro dei Mutamenti.
Pur riconoscendo l’importanza dell’aspetto marziale del Taijiquan – il termine quan in cinese significa “pugilato” – è essenziale ricordare che questa disciplina è, nella sua essenza, un mezzo per armonizzarsi con le forze fondamentali dell’universo, descritte in passato come Yin e Yang. Il Taijiquan ha inoltre un obiettivo dichiarato: il raggiungimento della salute, della longevità e della serenità interiore, come testimoniato nei Classici del Taijiquan. Oggi, questa pratica dovrebbe continuare a perseguire scopi simili a quelli della meditazione, agendo in modo diverso ma complementare.
In quest’ottica, il taolu (la sequenza codificata di movimenti del Taijiquan) può essere inteso come una forma di “meditazione in movimento”, specialmente nei livelli avanzati della pratica, quando ci si concentra sugli aspetti più sottili ed energetici.
Per beneficiare pienamente sia del Taijiquan sia della meditazione, è indispensabile comprendere la filosofia che le unisce. Queste discipline sono due facce dello stesso processo evolutivo. Chi pratica meditazione dovrebbe integrare un’attività fisica come il Taijiquan, poiché non solo rafforza il corpo, ma contribuisce anche in maniera più efficace rispetto alla sola meditazione all’apertura dei centri psichici, fondamentali per la pratica meditativa stessa. Non a caso, molti Maestri hanno sottolineato l’importanza di unire la meditazione a esercizi fisici come il Taijiquan.
L’obiettivo di questo articolo è mostrare che, ai livelli più elevati, il Taijiquan e la meditazione convergono verso lo stesso fine: il raggiungimento di un livello spirituale, che trascende gli aspetti marziali e si concentra sull’armonia interiore e universale.
SALUTE NEL TAICHI E NELLA MEDITAZIONE
Le teorie e le pratiche di esercizi per la salute, complementari alla meditazione, sono elementi profondamente radicati nella cultura cinese. La loro origine risale a tempi remoti, precedenti all’era storica documentata. Di conseguenza, molte di queste idee hanno un carattere leggendario, soprattutto laddove mancano prove storiche, che verranno comunque analizzate successivamente.
Secondo una leggenda, l’Imperatore Giallo, Qin Shi Huangdi (秦始皇帝), praticava una forma di esercizio chiamata Dao Yin, con l’obiettivo di prolungare la vita.
In questo contesto, il termine dao significa “guida” e yin “veicolo”. Questi termini suggeriscono la funzione dell’esercizio Dao Yin: i movimenti degli arti guidano la circolazione del sangue, favorendo la guarigione e la purificazione dei tessuti in tutto il corpo. Al tempo stesso, questi movimenti regolano il respiro, permettendo una maggiore assunzione di ossigeno per nutrire ed energizzare il corpo, oltre a facilitare l’eliminazione di tossine attraverso l’espirazione. In altre parole, il movimento diventa il fondamento di una disciplina in cui i processi automatici del corpo vengono indirizzati e ottimizzati per promuovere la salute. Tuttavia, ciò non implica che qualsiasi tipo di movimento sia adatto a tali scopi.
Nel Dao Yin, la combinazione tra i movimenti degli arti e la respirazione era fondamentale per garantire i benefici per la salute. Una leggenda racconta che l’Imperatore Giallo un giorno salì sulla montagna K’ung Tung, dove incontrò il saggio immortale Kuang Cheng-Tze. Il saggio gli consigliò di moderare passioni ed emozioni, di sedersi spesso in tranquillità e di quietare la mente per preservare la vita. Seguendo questi consigli e praticando i suoi esercizi, Huangdi fu in grado di governare per cento anni. Secondo il mito, alla fine divenne immortale e ascese al cielo sul dorso di un drago.
In sintesi, il Dao Yin era un insieme di esercizi che integravano corpo e mente, finalizzati a coltivare il jing (essenza) e a dirigere e raffinare il qi (energia vitale). Gli esercizi si dividevano in posizioni yin (sdraiati o seduti) e posizioni yang (in piedi o in movimento). Considerati i precursori del moderno Qi Gong (pratica dell’energia vitale), gli esercizi Dao Yin erano praticati nei monasteri daoisti per promuovere la salute e la coltivazione spirituale.
Per questo motivo, il Dao Yin è considerato un ingrediente indispensabile per chi pratica il Taijiquan, essendo una base fondamentale per il lavoro sull’energia vitale e per l’armonia tra corpo e mente.
Evidenze storiche e approfondimento sul Dao Yin
I Daoyin Tu sono dei disegni contenuti nei testi di seta Mawangdui (馬王堆).
Un rotolo dipinto, esposto al Museo Provinciale di Hunan e rinvenuto nella tomba numero tre di Mawangdui nel 1973, è stato datato al 168 a.C. Questo reperto unico presenta disegni colorati raffiguranti 44 figure in posizioni sia erette sia sedute, impegnate nell’esecuzione degli esercizi Dao Yin. Si tratta della prima rappresentazione nella storia umana in cui un sistema medico si basa esclusivamente su fattori interni – come la pratica personale – per prevenire le malattie, senza ricorrere a interventi esterni come l’assunzione di erbe, operazioni chirurgiche o altri trattamenti.
Le immagini includono uomini e donne di diverse età, dai giovani agli anziani, e illustrano una varietà di posture e movimenti. Alcuni individui sono ritratti seduti, altri in piedi, mentre altri ancora utilizzano attrezzi per la pratica, come bastoni e palle. Questa diversità suggerisce un sistema versatile, progettato per adattarsi alle esigenze fisiche e energetiche di ogni praticante.
La traduzione dei testi che accompagnano il rotolo rivela che i cinesi dell’epoca erano già consapevoli dell’importanza degli esercizi di respirazione sia per la prevenzione sia per il trattamento di disturbi specifici. Questi esercizi possono essere classificati in tre categorie principali:
- Posture corporee ed esercizi fisici: comprendono movimenti per allungare braccia e gambe, piegamenti, salti, danze, esercizi di respirazione e l’uso di attrezzi come bastoni e palle.
- Imitazione del comportamento degli animali: movimenti ispirati a creature come il drago, la scimmia, l’orso e la gru, ognuno dei quali rappresenta specifiche qualità fisiche ed energetiche.
- Esercizi mirati a patologie specifiche: pratiche studiate per affrontare problemi di salute ben definiti.
Alcuni di questi esercizi agivano come sedativi, altri come stimolanti o tonificanti, mentre altri ancora favorivano l’attivazione, il controllo e la coltivazione del qi (energia vitale) e della “forza esterna” (li in cinese). Attraverso una salute ottimale raggiunta con tali pratiche, si facilitava l’apertura dell’intero organismo, migliorando il funzionamento del sistema nervoso autonomo, accrescendo le capacità mentali, affinando il controllo della mente e potenziando percezione e intuizione. Inoltre, si registrava un aumento del morale, una maggiore tranquillità mentale e un’armonia interiore che conducevano a una felicità più stabile e duratura.
Con la pratica regolare e nel tempo, questi esercizi consentivano una progressiva apertura dei canali funzionali ed energetici che alimentavano e attivavano i centri nervosi, psichici ed energetici del praticante. Questo processo portava a una comprensione e consapevolezza più profonda del mondo spirituale, offrendo al praticante non solo salute fisica ma anche una connessione più intensa con l’universo.
Nota: I termini cinesi Dao (導) e Yin (引) citati in questo contesto non vanno confusi con Dao (道) del daoismo o Yin (陰) dello yinyang (陰陽). Pur condividendo una radice linguistica, hanno significati e utilizzi distinti.
L’evoluzione del Dao Yin: precursore del Taijiquan e armonia tra Yin e Yang
Gli esercizi Dao Yin – e i racconti mitici a essi associati – possono essere considerati i precursori dei metodi successivamente sviluppati nella meditazione daoista e nelle pratiche di esercizio, sia marziali che non, che hanno preceduto l’odierno Taijiquan. Queste pratiche erano forse conosciute con il nome di Nei Jia (“famiglia interna”) e, in seguito, come Nei Jia Quan (“arte marziale interna”). (Per approfondire, puoi leggere questo articolo dedicato.)
Ai tempi dell’Imperatore Giallo, Huang Di, tali pratiche non conobbero una larga diffusione. Anzi, si narra che Huang Di stesso cercasse di mantenerle quanto più segrete possibile. Solo molto più tardi il Daoismo si sviluppò e si diffuse, portando con sé queste teorie e discipline. La filosofia alla base degli esercizi Dao Yin si fondava sull’unificazione degli opposti, il principio cardine della filosofia daoista. Le due manifestazioni opposte del Dao, lo Yin e lo Yang, possiedono una valenza universale, applicabile sia ai fenomeni cosmici che alle funzioni del corpo umano.
Ad esempio:
- Il cielo è yang, mentre la terra è yin.
- Il giorno è yang, la notte yin.
- Un clima chiaro e sereno è considerato yang, mentre uno scuro e tempestoso è yin.
Anche negli esseri animati si osservano queste dualità:
- Il maschile è yang e il femminile yin.
- Lo spirito è yang, mentre il corpo è yin.
Questa logica si estende persino al corpo umano e alle sue funzioni:
- Nel sistema circolatorio, le arterie sono yang e le vene yin.
- Nella respirazione, l’espirazione è yang e l’inspirazione yin.
- Nei comportamenti umani, il movimento è yang e il riposo yin.
Una descrizione sistematica e dettagliata delle relazioni tra yin e yang si trova negli esagrammi dell’Yijing (Libro dei Mutamenti), il testo fondamentale per chi desidera comprendere a fondo il Taijiquan.
Non ci sono dubbi sul fatto che le pratiche salutari attribuite a Huang Di – basate sull’alternanza tra movimento e riposo, così come sugli esercizi di inspirazione ed espirazione – fossero una diretta applicazione del principio di yin e yang. Questo principio è stato alla base della concezione cinese della salute e della malattia fin dai tempi più antichi. Secondo questa visione, una buona salute richiede l’equilibrio tra queste due forze all’interno del corpo. Quando una delle due prevale sull’altra, si genera uno squilibrio, che può causare malattia.
L’obiettivo delle scienze mediche tradizionali, come l’agopuntura e la fitoterapia, è proprio quello di individuare la causa dello squilibrio e ripristinare l’armonia tra yin e yang. Questa concezione resta una delle basi della medicina tradizionale cinese e continua a essere un pilastro per chi pratica discipline energetiche e marziali come il Taijiquan.
Il rapporto tra meditazione e Taijiquan rappresenta un intreccio sottile e armonioso tra opposte tendenze, lo yin e lo yang. Questa relazione trova una chiara espressione nel celebre diagramma conosciuto come Taiji Tu. La porzione nera del simbolo rappresenta lo stato di riposo ed è chiamata “grande yin”, mentre la porzione bianca, che indica il movimento, è definita “grande yang”. All’interno di ciascuna di queste aree si trova un piccolo cerchio del colore opposto: il “piccolo yin” nella porzione bianca e il “piccolo yang” nella porzione nera. Questi cerchi interni simboleggiano come ogni polarità contenga sempre un elemento del proprio opposto, in un ciclo continuo e senza fine.
Nella pratica del Taijiquan e della meditazione, questa dinamica tra yin e yang, espressa nel Taiji Tu, si riflette nella relazione tra movimento e quiete. Il Taijiquan, essendo essenzialmente una forma di movimento, è associato al yang (la porzione bianca), mentre la meditazione, che implica il fermarsi in piedi o seduti in calma, è collegata allo yin (la porzione nera).
Tuttavia, tali distinzioni rappresentano solo l’aspetto esteriore di queste pratiche. Per eseguire correttamente il Taijiquan, è indispensabile mantenere una calma e una pace interiore, anche durante i movimenti più complessi o dinamici. Allo stesso modo, nella meditazione, pur rimanendo esternamente immobili, si utilizza la respirazione e la concentrazione mentale per guidare l’energia vitale attraverso i canali psichici. Questa interdipendenza tra aspetti esteriori e interiori riflette il principio del Taiji Tu, in cui il “grande yang” contiene il “piccolo yin” e viceversa.
Da un’altra prospettiva, il diagramma rappresenta anche come l’esercizio fisico e la meditazione si alimentino a vicenda attraverso un ciclo alternato. I movimenti del Taijiquan, favorendo l’incremento dell’energia vitale e della forza fisica, stimolano il lato yang nell’equilibrio yinyang. Quando lo yang raggiunge il suo apice, si manifesta naturalmente il bisogno di quiete e di purificazione dell’energia, compito svolto dalla meditazione. Quest’ultima, sviluppando uno stato di pace interiore, accresce il lato yin. A sua volta, un alto livello di yin genera il desiderio e la necessità di rinnovare lo yang, e il ciclo riprende.
È proprio attraverso questa alternanza armoniosa tra due metodi apparentemente opposti che si ottengono effetti profondi e benefici, tra cui un maggiore equilibrio energetico e longevità. L’unione di Taijiquan e meditazione non solo rafforza il corpo e calma la mente, ma permette anche di sperimentare un’interazione dinamica e costante tra yin e yang, portando il praticante verso una condizione di completa armonia.
Il raggiungimento della longevità attraverso la ciclica alternanza di attività yin e yang si basa su un principio fondamentale della filosofia daoista. Questo concetto viene splendidamente espresso da Zhou Dunyi (周敦頤, 1017-1073), illustre filosofo neoconfuciano della dinastia Song, nel suo Taiji Tu Shuo (“Spiegazione del diagramma Taiji”):
«Il Fondamento Supremo, attraverso il movimento, produce lo yang. Questo movimento, una volta raggiunto il suo limite, genera la quiete. Per mezzo della quiete, esso produce lo yin. Quando la quiete raggiunge il suo limite, vi è un ritorno al movimento. Per questo, movimento e quiete divengono alternativamente l’uno la sorgente dell’altro. In questo modo, la distinzione fra yin e yang si determina, rivelando le loro rispettive forme.»
Questa teoria dell’alternanza tra yin e yang si integra perfettamente con i principi sia del Taijiquan sia della meditazione. Dopo un periodo prolungato di pratica del Taijiquan, si dovrebbe passare alla meditazione, permettendo alla mente e al corpo di raggiungere uno stato di profonda calma e rilassamento. Una volta raggiunto questo stato di quiete, si può tornare a praticare il Taijiquan per stimolare la circolazione del sangue, superare eventuali forme di inerzia fisica e mantenere la mente rilassata ma vigile.
Questo ciclo, che alterna dinamicamente movimento e quiete, riflette il principio universale del yin-yang. È proprio questa continua interazione che consente di preservare l’equilibrio energetico e promuovere una vita lunga e in salute. Il Taijiquan e la meditazione, quindi, non sono solo pratiche complementari, ma parte integrante di un percorso armonico verso il benessere fisico e spirituale.
TAICHI, MEDITAZIONE E ARTE MARZIALE
Uno sviluppo significativo nella tradizione meditativa cinese si verificò con l’arrivo del Buddhismo in Cina e la successiva creazione del metodo di esercizi Shaolin, noto oggi per la sua associazione con l’arte marziale Shaolin Quan, o “arte marziale Shaolin”. Secondo la leggenda, questi esercizi furono introdotti dal maestro Ta-Mo (conosciuto anche come Bodhidharma o Daruma), che giunse in Cina dall’India intorno al 530 d.C. e fondò una scuola del Buddhismo Ch’an nel monastero successivamente chiamato Shaolin. Da questa scuola ebbe origine il Buddhismo Zen, sviluppatosi più tardi in Giappone.
Durante i suoi insegnamenti di meditazione e filosofia Ch’an, Ta-Mo si accorse che i monaci stavano diventando fisicamente deboli. I loro corpi erano emaciati, i volti scavati, e molti si ammalavano. Riflettendo a lungo su come aiutarli, si dice che Ta-Mo abbia meditato di fronte a un muro per nove anni. Infine, ideò una soluzione basata sui principi fondamentali della sua filosofia: dal riposo nasce il movimento. Egli sviluppò una serie di esercizi semplici, mirati a stimolare la circolazione, sciogliere le articolazioni e ripristinare il flusso dell’energia vitale. I monaci scoprirono che la pratica regolare di questi esercizi consentiva loro di meditare per periodi più lunghi senza subire effetti negativi sul corpo.
Successivamente, Ta-Mo e i suoi seguaci resero gli esercizi più vigorosi e sistematici, introducendo metodi di combattimento a mani nude e con armi, come coltelli e bastoni. Centinaia di anni dopo, un’evoluzione simile si verificò anche nella tradizione meditativa daoista.
Secondo la tradizione, il Grande Maestro Zhang Sanfeng, esperto in antiche discipline come l’Yijing, il Confucianesimo, il Buddhismo e il Daoismo, creò, dopo un lungo periodo di meditazione, un sistema di esercizi che diede origine al moderno Taijiquan, noto allora probabilmente come Nei Jia (內家, “famiglia interna”). L’obiettivo di Zhang Sanfeng (o di chiunque abbia sviluppato questi esercizi) era simile a quello di Ta-Mo: creare una disciplina complementare alla meditazione, potente per la salute. Questo nuovo sistema, conosciuto come Scuola Wu Tang, dalla montagna omonima nella provincia di Hubei, differiva dagli esercizi Shaolin e perseguiva risultati diversi.
Differenze tra Shaolin e Taijiquan
I movimenti dello Shaolin sono generalmente vigorosi e spesso eseguiti con velocità e forza. Una pratica costante rafforza le membra e sviluppa la muscolatura. Il Taijiquan, al contrario, si caratterizza per movimenti lenti, rilassati e fluidi, mantenuti regolari dall’inizio alla fine. Ogni posizione si dispiega in un ritmo continuo, favorendo una migliore circolazione, una respirazione più efficiente e il rafforzamento degli organi interni, senza mirare a uno sviluppo muscolare evidente. Questa differenza ha portato a classificare il Taijiquan come “Scuola Interna” e lo Shaolin come “Scuola Esterna”. Tuttavia, a livelli avanzati, entrambe le discipline diventano metodi spirituali, sviluppati originariamente come supporto alla meditazione.
La popolarità e il declino della pratica meditativa
L’efficacia dello Shaolin e del Taijiquan li rese popolari, ma portò anche a un progressivo allontanamento dalla loro origine meditativa. Molti praticanti, attratti dalle potenzialità di autodifesa, si concentrarono esclusivamente sull’aspetto marziale. Alcuni cercarono di vendicarsi dei torti subiti, altri li impiegarono per scopi militari o come mezzo di guadagno personale, insegnandoli senza integrare la componente meditativa. Così nacquero numerose scuole e stili di autodifesa, ma la connessione tra esercizio e meditazione andò in gran parte dimenticata.
L’armonia tra esercizio e meditazione
Nonostante ciò, è evidente che l’unione tra meditazione ed esercizio sia fondamentale per il successo di entrambe le pratiche. La loro combinazione non solo porta benefici in termini di salute, vigore e longevità, ma, ai livelli più elevati, consente una fusione naturale tra i due aspetti. Molti Maestri hanno osservato che, quando si raggiungono i vertici di queste discipline, esercizio e meditazione cessano di essere separati, diventando un tutt’uno nella ricerca dell’armonia fisica, mentale e spirituale.