DAO E JI – Spiegazione di due entità fondamentali della filosofia e della metafisica cinese

 

DAO 道: La Via Inesprimibile e Universale

Il concetto di Dao è centrale nella filosofia cinese, particolarmente nel Daoismo (Taoismo) e nella tradizione confuciana. Dao è la “Via”, ma non nel senso letterale di un percorso fisico. È piuttosto l’essenza che permea l’universo, un principio universale che guida il divenire di ogni cosa.

1. L’inesprimibilità del Dao

Come indicato nel Daodejing di Laozi:

Il Dao che può essere nominato non è l’eterno Dao (道可道,非常道).

Questa affermazione riflette un approccio apofatico, ovvero un tentativo di descrivere l’indescrivibile sottraendo concetti piuttosto che aggiungerli. Il linguaggio umano è limitato e non può catturare pienamente il Dao, che trascende la dualità di forma e sostanza.

2. Dao e Natura

Il Dao è strettamente legato all’osservazione della natura e dei suoi cicli. È percepito come un modello o ordine intrinseco che non è imposto dall’esterno, ma emerge spontaneamente. La sua natura olistica si contrappone all’approccio occidentale, spesso atomistico o dualistico. Ad esempio, l’idea Hegel dello “Spirito assoluto” rimane concettuale e distante dalla concretezza della natura stessa, mentre il Dao è presente e accessibile nel quotidiano.

3. Il Dao nella pratica

Sebbene il Dao non possa essere definito, può essere vissuto. Confucio, nel dire “Non avrei alcun rimpianto nel morire all’imbrunire, se avessi imparato il Dao al mattino”, sottolinea l’importanza di cercare il Dao nella vita quotidiana. Questa ricerca è sia intellettuale sia pratica, e spesso si manifesta nella capacità di vivere in armonia con l’ambiente circostante.
Nei Classici cinesi, o nella letteratura popolare moderna, c’è sempre un venerato monaco che viene glorificato come “De Dao Gao Seng” (得道 高僧), che significa: “un monaco che ha raggiunto il Dao”. E, per i daoisti di natura religiosa, “Cheng Xian De Dao” (成仙 得道), che significa raggiungere il “Dao” e diventare un immortale, ovvero il risultato più alto al quale si può aspirare.

4. Raggiungere il Dao

Raggiungere il Dao non è un obiettivo semplice né comune. Nei testi classici, figure che hanno “ottenuto il Dao” sono venerate per la loro saggezza o per il raggiungimento di una forma di immortalità simbolica o letterale. Nel Daoismo religioso, ciò è simboleggiato dalla trasformazione in un essere “immortale” (仙, xian), mentre in ambito filosofico rappresenta una profonda comprensione della natura universale.

Questa edizione del Daodejing oltre al commentario, contiene tre studi inediti dedicati ad altrettanti temi cruciali per la comprensione dell’opera. L’intento complessivo della trattazione è definire categorie portanti della gnoseologia cinese, affinché il testo più emblematico del Taoismo sia inserito a pieno titolo nell’odierno dibattito filosofico. All’interno di un autentico confronto interculturale infatti non si possono più eludere principi che innervano e alimentano la mentalità cinese contemporanea.

JI 技: L’Arte della Tecnica

Contrariamente al Dao, il concetto di Ji è più concreto e pragmatico. Ji si riferisce alle abilità tecniche, manuali o artistiche che gli esseri umani possono apprendere e perfezionare.

1. Ji come abilità

Ji copre un’ampia gamma di pratiche, dalla fabbricazione artigianale alla maestria artistica. È il dominio della tecnica, della precisione e della competenza che emerge dal lavoro costante e dalla pratica ripetuta. Nella filosofia cinese, le abilità tecniche non sono fine a sé stesse, ma costituiscono un ponte verso qualcosa di più profondo.

2. La metafora di Pao Ding

La storia “Pao Ding Jie Niu” (庖丁解牛), ovvero del macellaio Pao Ding, contenuta nello Zhuangzi (莊子), è un perfetto esempio della relazione tra Ji e Dao. In questo racconto, il cuoco raggiunge un livello di maestria tale da non vedere più il bue come un’entità singola, ma come una complessa struttura naturale. Seguendo la sua comprensione intuitiva del Dao del macellare, il cuoco opera con grazia ed efficacia, dimostrando come la pratica tecnica (Ji) possa condurre a una connessione profonda con il Dao.

Zhuangzi è uno dei libri più misteriosi e affascinanti della letteratura mondiale. Opera fondamentale della speculazione cinese e daoista, non propone una filosofia sistematica, né intende costituire una scuola di pensiero. Attraverso paradossi, racconti e aneddoti. “Zhuangzi” non offre al lettore interpretazioni dogmatiche, ma parla per accenni sconfinando nel non detto, ed esigendo una comprensione intuitiva, perché, “il Dao non può essere appreso, chi lo apprende cade in errore. Il Dao non può essere descritto, chi lo descrive cade in errore”.

L’Interrelazione tra Dao e Ji

1. Ji come porta verso il Dao

Anche se il Dao rappresenta un principio universale e il Ji un’abilità pratica, i due concetti non sono separati. Ji è il mezzo attraverso cui il Dao può essere percepito e vissuto. Questo è evidente in molte discipline cinesi tradizionali, come il Taijiquan, la calligrafia e la pittura. Solo attraverso la ripetizione e la perfezione delle tecniche si può accedere alla dimensione metafisica del Dao.

2. La complementarità

La relazione tra Dao e Ji non è dicotomica, ma complementare. Mentre il Dao offre un orientamento cosmico e filosofico, il Ji fornisce gli strumenti per operare nel mondo. Questo equilibrio è fondamentale nella cultura cinese, dove la conoscenza teorica (Dao) è sempre bilanciata dalla padronanza pratica (Ji).

3. Esempi nelle arti marziali

Nelle arti marziali come il Taijiquan, i praticanti iniziano con l’apprendimento delle tecniche (Ji), ma con il tempo queste diventano un mezzo per incarnare il Dao. Il movimento non è più solo un’azione fisica, ma diventa l’espressione dell’armonia universale.

Conclusione

I concetti di Dao e Ji incarnano due aspetti fondamentali della filosofia cinese: la comprensione della realtà universale e la sua manifestazione pratica. Il Dao rappresenta la Via eterna e universale, mentre il Ji è l’abilità che consente di percorrerla. Nella loro complementarità, Dao e Ji offrono una guida sia per la crescita spirituale che per la maestria pratica, unendo metafisica e tecnica in un’unica visione integrata della vita.

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Written by

Valerio Bellone

Valerio Bellone è un ricercatore e praticante di lunga data nel campo del Taichi Chuan, del Qi Gong e della Meditazione. È autore del primo e unico saggio in italiano dedicato ai tre Classici del Taijiquan, un’opera fondamentale per gli appassionati della disciplina.
Il suo percorso ha inizio nel wushu moderno, per poi approdare alla tradizione autentica del Taijiquan. Ha studiato lo stile di Cheng Man Ching e successivamente l'originale stile Yang della famiglia, approfondendo gli aspetti teorici e pratici di questa antica arte.
Oggi insegna regolarmente Taichi, Qi Gong e Meditazione a Palermo e divulga con passione questi argomenti attraverso articoli e pubblicazioni specialistiche.
In passato è stato un fotografo di viaggio, raccontando il mondo attraverso il suo obiettivo. Scopri di più sul suo lavoro fotografico visitando il sito valeriobellone.com.