Il Taijiquan è davvero diverso dalle altre arti marziali?

Se qualcuno vi dice che il Taijiquan non è diverso da altre arti marziali, è perché non lo ha ancora compreso. Coloro che credono di aver capito il funzionamento del Taijiquan e lo paragonano ad altri sistemi marziali non saranno mai in grado di padroneggiarne le vere abilità e carpirne l’essenza.

In quanto arte marziale, il Taijiquan ha elementi in comune con altri sistemi combattivi—motivo per cui viene spesso frainteso—ma la sua natura e il suo approccio sono estremamente diversi. Talmente diversi che la maggior parte dei praticanti crede di comprenderne i principi, riuscendo invece a coglierne solo gli strati più superficiali. Chi ha invece compreso davvero la teoria del Taijiquan sarà d’accordo con questa affermazione:

Preferisco di gran lunga perdere 1.000 scontri, provando ad adoperare le qualità di un’arte marziale interna, piuttosto che vincere un duello o più utilizzando abilità di un sistema marziale esterno.

Differenza tra arti marziali interne ed esterne

Le arti marziali esterne, qualunque esse siano, si basano sul potenziamento di doti naturali come riflessi, forza, robustezza e destrezza. Queste qualità, migliorate attraverso allenamenti specifici, si combinano con le tecniche peculiari di ogni stile. Tuttavia, nessuno stile può trascurare due aspetti fondamentali: sensibilità al tempo e alla distanza.

Il Taijiquan, in quanto arte marziale interna, segue invece un percorso inverso, basato su un processo non istintivo e non dipendente dalle doti naturali. Nel Taijiquan si deve imparare a:

“Usare una forza di 100 grammi per manipolarne delicatamente una di 450 chili”.
(Cit. tratta da “I tre Classici del Taichi di Wang, Wu e Li“)

Questa affermazione racchiude diversi livelli di comprensione, che possono essere approfonditi leggendo i Classici e praticando correttamente.

Approfondire il Taijiquan: un libro essenziale per comprendere la sua essenza

Il Taijiquan non è solo un’arte marziale, ma un sistema complesso che affonda le sue radici nella filosofia del cambiamento e nell’equilibrio tra Yin e Yang. Comprendere la sua evoluzione storica e le sue basi teoriche è fondamentale per chiunque voglia praticarlo con consapevolezza.
Se vuoi esplorare a fondo i principi che guidano questa disciplina, “I tre Classici del Taijiquan di Wang, Wu e Li” è una lettura imprescindibile. Questo libro raccoglie i testi fondamentali tramandati dai grandi maestri, offrendo una guida chiara e approfondita sulla teoria e sulla pratica del Taijiquan. Un’opera completa che ti permetterà di comprendere come questa disciplina si sia adattata ai cambiamenti storici senza perdere la sua essenza.

Vincere senza sforzo: il principio del Taijiquan

Nel Taijiquan, l’obiettivo è adoperare la forza dell’avversario per sconfiggerlo, evitando sforzi muscolari attivi di opposizione. Questo principio, seppur condiviso in parte con l’Aikido, il Judo e il BJJ viene applicato in modo estremamente diverso. Uno degli effetti principali è che il praticante di Taijiquan non si affatica durante uno scontro.

Durante un combattimento, la fatica aumenta rapidamente perché i muscoli attivati richiedono più ossigeno, mettendo sotto stress cuore e polmoni. Negli sport da combattimento e nelle arti marziali esterne, questo problema viene affrontato con una forte preparazione atletica, per migliorare la resistenza degli organi interni. Tuttavia, per quanto si possa essere allenati, esiste sempre un limite fisiologico.

Questo tipo di approccio favorisce chi possiede un bagaglio genetico “vincente”, ossia chi è fisicamente più forte o più giovane. Nel mondo sportivo, a parità di allenamento, vince quasi sempre l’atleta geneticamente più dotato. Questo limite era già evidente secoli fa e portò alla nascita del Taijiquan come metodo alternativo di combattimento.

Il rilassamento come arma nel Taijiquan

Nel Taijiquan, la muscolatura deve essere costantemente rilassata e passiva, ovvero la qualità nota come song, riducendo la fatica anche in combattimento. Non ci si oppone mai con la forza contro la forza:
un principio che può sembrare semplice, ma che è in realtà uno degli aspetti più complessi da applicare in un vero scontro.

Per questo motivo, ho dichiarato in precedenza “Preferisco essere sconfitto nel tentativo di adoperare le abilità interne, piuttosto che prevalere sull’altro usando i suoi stessi mezzi esterni.

Il Maestro Cheng Man Ching affermava che bisognava “investire sulla sconfitta”. Ma perché mai investire nella sconfitta in un mondo che punta tutto sulla vittoria? Questa affermazione non suggerisce di essere dei perdenti, bensì sottolinea che, quando si investe il proprio tempo in abilità altamente raffinate e innaturali nel contesto marziale, si è destinati a perdere per un lungo periodo ma questo non deve distrarre dall’obiettivo di alto livello.

Tredici saggi sul T’ai Chi Ch’uan – Il T’ai Chi Ch’uan è una filosofia, un’arte marziale, una disciplina terapeutica e un esercizio di auto-coltivazione. In questo libro, il maestro Cheng Man Ch’ing ne illustra i fondamenti teorici, basandosi sulla sua esperienza trentennale e sullo studio dei testi classici. Attraverso riferimenti a fisica e anatomia, spiega come i movimenti attivati dall’energia interna (ch’i) agiscano sia a livello marziale che terapeutico. Esplora inoltre le relazioni tra organi e patologie, evidenziando il ruolo del T’ai Chi nella salute.

Perché scegliere il Taijiquan se così complesso?

Se si vuole sconfiggere un avversario usando doti naturali, bisogna sperare di affrontare qualcuno di più debole, meno allenato o meno abile. Un praticante di arti marziali esterne può essere efficace nel breve periodo solo se affronta avversari meno preparati. Tuttavia, tra due atleti dello stesso livello, vince chi è fisicamente più forte e giovane.

È vero che, inizialmente, il Taijiquan porta alla sconfitta contro avversari allenati in arti marziali esterne, ma solo fino a quando non si padroneggia davvero l’arte. In Cina si tramanda che chi raggiunge la vera maestria nel Taijiquan diventa invincibile. Tuttavia, con ‘invincibile’ non si intende qualcuno che non possa essere sconfitto, bensì si fa riferimento alla possibilità di abbandonare la dipendenza dalle doti naturali legate alla forza per affidarsi a un sistema più raffinato. Questo approccio, in un contesto di autodifesa, potrebbe offrire a un anziano una reale possibilità di contrastare un avversario più giovane e fisicamente più forte. Questo perché il Maestro di Taijiquan non combatte contro l’altro, ma fa in modo che l’avversario combatta contro sé stesso.

Il caso di Yang Luchan: da sconfitto a invincibile

Un esempio concreto di questa trasformazione è la storia di Yang Luchan, che studiò Taijiquan per oltre dieci anni. Tornato nel suo villaggio, inizialmente veniva sempre sconfitto dagli altri praticanti di altri sitli. Tuttavia, dopo anni di studio e pratica, divenne imbattibile. Nessuno riuscì più a metterlo in difficoltà, e il suo talento lo portò fino a Pechino, dove divenne noto con il nome “Yang l’invincibile” (Yang Wudi).

Il suo livello era talmente alto che dimostrò l’applicabilità del principio scritto nel Daodejing:

Gli esseri umani nascono morbidi e deboli, muoiono rigidi e forti.
I diecimila esseri, le erbe e gli alberi nascono morbidi e gracili, muoiono avvizziti e rinsecchiti.
Perciò coloro che sono rigidi e forti sono compagni della morte, mentre coloro che sono morbidi e deboli sono compagni della vita.

Daodejing – Questa edizione del Daodejing offre un approfondito commentario che analizza il testo sia dal punto di vista filologico che filosofico, esplorando i suoi ottantuno capitoli con confronti tra diverse traduzioni e chiavi di lettura. Include inoltre tre studi dedicati a temi fondamentali per comprendere l’opera, con l’obiettivo di chiarire categorie essenziali della gnoseologia cinese. Il volume inserisce il Daodejing nel dibattito filosofico contemporaneo, evidenziando la rilevanza del pensiero taoista nel contesto interculturale attuale.

Taijiquan e arti marziali esterne: si possono combinare?

A livello superficiale, il Taijiquan può integrarsi con sport da combattimento e arti marziali di altra natura. A livello profondo, però, gli approcci sono generalmente opposti e tendono a ostacolarsi. Se si raggiunge maestria nel Taijiquan, non si sente più il bisogno di praticare altri sistemi.

Il Taijiquan non mira alla vittoria, ma ci pone in una condizione di costante sconfitta iniziale. Solo chi persevera può trascendere i limiti e raggiungere un equilibrio yin-yang autentico. UNa pace interiore che va oltre lo scontro e il combattimento.

Il Taijiquan, oggi come ieri, rimane un’arte preziosa per la crescita personale e la salute fisica e mentale, aprendo anche un percorso spirituale. Il suo valore va oltre la pura efficacia marziale, offrendo benefici profondi che nessun’altra disciplina può dare al medesimo lievvlo.

Written by

Valerio Bellone

Valerio Bellone è un ricercatore e praticante di lunga data nel campo del Taichi Chuan, del Qi Gong e della Meditazione. È autore del primo e unico saggio in italiano dedicato ai tre Classici del Taijiquan, un’opera fondamentale per gli appassionati della disciplina.
Il suo percorso ha inizio nel wushu moderno, per poi approdare alla tradizione autentica del Taijiquan. Ha studiato lo stile di Cheng Man Ching e successivamente l'originale stile Yang della famiglia, approfondendo gli aspetti teorici e pratici di questa antica arte.
Oggi insegna regolarmente Taichi, Qi Gong e Meditazione a Palermo e divulga con passione questi argomenti attraverso articoli e pubblicazioni specialistiche.
In passato è stato un fotografo di viaggio, raccontando il mondo attraverso il suo obiettivo. Scopri di più sul suo lavoro fotografico visitando il sito valeriobellone.com.