Premessa
Una volta il Professore Cheng Man Ching, medico esperto cinese, oggi famoso in Occidente grazie ai suoi insegnamenti nell’ambito del Tai Chi, disse: “Tra stare seduti sul divano e andare a correre è meglio andare a correre, ma tra correre e fare una pratica interna come il Taijiquan è certamente meglio la seconda”.
La frase di Cheng Man Ching è vera e fa riferimento al fatto che alcune pratiche esterne, come la corsa da lui citata, fanno meno bene di quanto comunemente si creda, soprattutto se fatte in modo esagerato, ossessivo o professionistico. Inoltre, le pratiche interne hanno un impatto maggiore sul benessere rispetto agli sport. Eppure, c’è da puntualizzare una cosa: quel che ho appena affermato è credibile solo se le pratiche interne sono autentiche; viceversa, tanto vale farsi la “corsetta” quotidiana.
Oggi possiamo osservare come alcune pratiche interne, quali il Qi Gong, il Taijiquan, lo Yoga daoista, ecc., vadano alla deriva perché sempre più spesso vengono promosse da persone che non hanno alcuna competenza in merito.
Data l’enorme confusione di informazioni intorno alle pratiche interne e la quantità massiccia di informazioni errate che gravitano su questi temi, nell’articolo che segue cercherò di introdurre uno degli aspetti meno compresi, o per nulla conosciuti, del Qi Gong e del Taijiquan, ovvero: Shen, Yi, Qi.
La natura della mente
La vera mente proviene da nessuna mente
Non si può allenare la mente senza prima averne una solida comprensione. La natura della mente e le sue regole di funzionamento sono state studiate ed esplorate per millenni dai filosofi di ogni parte del mondo. Sebbene le lingue utilizzate per farlo siano separate da secoli di sviluppo culturale e il linguaggio tecnico adoperato sia spesso diverso, il tema centrale è sempre rimasto lo stesso.
Ad oggi, la scienza è avanzata al punto da consentirci di osservare il nostro cervello a livello molecolare, un lusso che nessuno dei nostri antenati poteva permettersi.
Dal principio ad oggi, gli studi scientifici sulla mente, introdotti da grandi pensatori come Sigmund Freud, Carl Gustav Jung e molti altri, hanno fatto molta strada.
Nonostante ciò, il “modello mentale” tradizionale cinese di Shen Yi Qi oggi è ancora valido… anzi, lo è più che mai!
Shen, Yi, Qi
Introduzione
Per studiare le arti marziali cinesi, il Taijiquan, il Qi Gong, il Nei Gong, la calligrafia, le arti in generale, i sistemi filosofici tradizionali e persino per cucinare un buon uovo fritto, secondo il modello cinese antico è necessaria una conoscenza del processo Shen, Yi e Qi.
Dato che chiunque può trarre beneficio da una conoscenza di Shen, Yi e Qi già a livello base, le spiegazioni su questa tematica devono essere chiare e pratiche.
Naturalmente, se si vuole andare più in profondità su questo tema si dovrà praticare, contemplare e meditare. E, una volta afferrata l’idea di base, dipende da ognuno quanto a fondo si vuole scavare.
Shen (神)
Shen è il nucleo della psiche, il padrone della mente, la “supercoscienza” inconscia, il Generale che guida la catena di comando mente-corpo.
Il detto che si trova nei Classici del Taijiquan di Wu Yuxiang: “神為帥, 心為令, 氣為旗” significa letteralmente: “Shen è il Generale, cuore/mente (xin) è il comandante e qi è il portabandiera”.
A un livello base si può considerare shen come lo “spirito”, il funzionamento dell’inconscio. Quando le azioni e lo spirito sono sincronizzati, si diviene “efficaci” in ciò che si fa o si affronta.
Secondo le diverse tradizioni cinesi:
- Shen risiede alla base del cervello, al centro della testa, e si estende come un’aureola.
- Yi è diretto dal cuore (xin) al centro del petto.
- Il dantian o basso addome è il luogo in cui si raccoglie il qi, che può essere richiamato in qualsiasi parte del corpo per avere “potere”.
Quelle citate vanno considerate come aree piuttosto che punti specifici.
Quando manca lo “spirito combattivo” e non si crede in ciò che si sta facendo, anche il più grande allenamento non darà risultati soddisfacenti. Si ha sempre bisogno dello spirito giusto per realizzare un progetto, un’idea o un’azione.
Shen è al di là dei pensieri. Ciò che percepiamo come sé è solo un’identità prefabbricata che si basa su ciò con cui ci sentiamo a nostro agio, ciò che pensiamo di desiderare, ciò a cui siamo stati condizionati a credere, come ci è stato insegnato a comportarci e come desideriamo essere considerati dagli altri. Ma c’è un livello più primitivo che è shen, ovvero “io sono”. Essendo shen al di là dei pensieri, non può essere invocato o alterato dalla mente; tuttavia, può essere svelato e rafforzato attraverso determinati flussi di pensiero.
Quindi, da un punto di vista pratico, come si collega questo all’allenamento nel Qi Gong o nel Taijiquan?
Per rendere efficaci Shen, Yi e Qi, le azioni devono provenire da un luogo al di là dei pensieri. Ad esempio, a meno che non si stia imparando a fare i primi passi, solitamente non si pensa a come si fa a camminare. Lo si fa e basta.
Ad esempio, per attraversare lo spazio che separa il divano del salotto e la bibita che si trova in cucina, non c’è un pensiero su come camminare per raggiungere il frigorifero. Certo, questa è una semplificazione estrema, tuttavia praticare le arti interne non è così dissimile.
NOTA – Yuan Shen (元神) e Shi Shen (識神) sono due termini usati nell’alchimia daoista.
Yuan Shen può essere considerato come l’anima primordiale, mentre Shi Shen corrisponde all’anima cosciente.
Sebbene l’alchimia daoista sia un argomento intrigante e molte cose siano condivise con il Qi Gong e il Taijiquan, l’obiettivo di questo articolo è di concentrarsi su ciò che è pratico, utile e benefico per la vita quotidiana. Ricordando che abbandonare ciò che è benefico per perseguire qualcosa che potrebbe non funzionare, non ha molto senso. Si dovrebbero quindi concentrare gli sforzi su ciò che funziona piuttosto che sulle idee fantasiose.
Yi (意)
Shen può essere coltivato ma mai comandato, dato che si trova in una posizione gerarchica più alta di Yi e quindi governa l’essere.
Più si è in grado di ascoltare e obbedire a Shen, più efficaci si diventa.
Molti praticanti credono che il Qi sia qualcosa di difficile da padroneggiare; tuttavia, padroneggiando Yi, il Qi seguirà fedelmente.
Coltivare lo Yi è forse l’aspetto più critico di ogni pratica interna.
Il carattere cinese Yi (意) è composto da due parti: la metà superiore “yin” (音) si riferisce a una melodia o a un suono, e la metà inferiore “xin” (心) si riferisce al cuore.
Quindi Yi si traduce letteralmente come “suono del cuore” o “melodia emanata dal cuore”.
Yi è spesso interpretato come “intenzione” o “mente”, ma questo non è del tutto corretto, dato che Yi è semplicemente Yi.
I termini “intento” e “mente” usati per tradurre Yi hanno connotazioni incompatibili con la vera nozione di Yi. Per afferrare completamente il concetto si deve accettare Yi nella sua forma originale.
Secondo il paradigma tradizionale cinese, Yi deriva da Xin. Tuttavia, Xin non si riferisce al cuore in quanto organo, ma alla sede di Yi.
Yi è comunque classificato in due categorie: lo “Yi consapevole” (意識) e il “vero Yi” (真意).
I pensieri sono lo Yi consapevole (intenzione/mente), quello che pianifica la strategia: come avvicinarsi agli altri, dove e come toccare, ecc. Questo è lo stesso Yi che si usa quando si impara un nuovo movimento, lo si valuta e lo si cerca di memorizzare. Lo Yi consapevole è perennemente in movimento, con un piede nel futuro e uno nel passato, ma che risiede poco nel presente.
Ovviamente, lo Yi consapevole è fondamentale per analizzare e prepararsi, così come è vitale durante l’addestramento. Tuttavia, questo Yi non è così utile quando, per esempio, si avvicina per sbaglio una mano alla fiamma dei fornelli a gas.
Il noto pugile Mike Tyson una volta disse: “Ognuno di noi ha un buon piano fino a quando non viene preso a pugni in bocca“.
Questa frase ci dice che lo Yi consapevole è lento e poco utile in determinate situazioni. Per far fronte a minacce immediate si ha bisogno di qualcosa di più spontaneo.
Anche i pensieri coscienti interferiscono con la nostra funzionalità, riducendo l’efficacia durante un evento pericoloso.
Tutti, nella vita, sperimentano almeno una volta un evento improvviso nel quale, per un breve momento, la percezione diventa cristallina: si vede tutto chiaramente; il tempo rallenta; si valuta istintivamente la situazione e ciò che ci circonda. In questi momenti si prendono decisioni in una frazione di secondo per ridurre al minimo i danni potenziali.
Studi recenti dimostrano che le reazioni in questi momenti non sono consapevoli come si potrebbe credere. Non c’è un pensiero nel passato o nel futuro, ma solo il presente. Questo è il vero Yi.
Il vero Yi è privo di pensieri e lucidi ragionamenti intellettuali.
Il vero Yi è in costante connessione e sottomesso a Shen. Quando si affronta una situazione critica, è il vero Yi che definisce l’efficacia della nostra reazione. Quando si tratta di dirigere il Qi, è il vero Yi al comando, non lo Yi consapevole.
Il più grande impedimento al vero Yi è la “mente scimmia”, tema che verrà discusso in futuro in un altro articolo.
Qi (氣)
Negli ultimi quattromila anni, laici, filosofi e scienziati hanno discusso su cosa sia il Qi, sulla sua natura e persino sulla sua esistenza.
In questo breve paragrafo non cerco di risolvere tale dibattito, ma fornisco alcune informazioni su come applicare alcune teorie in modo pratico e vantaggioso.
Per iniziare, si deve comprendere che il Qi non è un’entità tangibile. Esattamente come l’aria, il Qi è intangibile ma, allo stesso tempo, è qualcosa che può essere percepito e che può causare alcuni effetti fisiologici.
Pertanto, la tradizione cinese ha utilizzato questo concetto per riferirsi a un insieme di esperienze che hanno determinate caratteristiche. Queste includono: l’aria che respiriamo, l’energia vitale trattata nell’agopuntura, il flusso del drago nel Feng Shui, il tempo (espresso in “Qi del cielo”), la fortuna (espressa in “Qi dell’opportunità”), ecc.
Naturalmente, nel Taijiquan e nel Qi Gong si parla di Qi in termini di interazione tra persone o come consapevolezza di sé stessi, da cui la frase: “il Qi guida il corpo”.
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Sebbene sia importante respirare correttamente, non si deve confondere l’aria con il flusso di energia e non si deve pensare al Qi come a una sostanza fisica che può essere conservata in una bottiglia. Piuttosto, si deve considerare il Qi come un’energia non fisica che trasporta informazioni e ha un’influenza fisiologica e psicologica sia su di sé che sugli altri.
Il Qi è sia reale che irreale.
Come con la forza di gravità, non è necessario sapere cosa sia o da cosa sia generato per sentirne gli effetti. Tutto ciò di cui si ha bisogno è una buona comprensione utile a trarne vantaggio.
Una volta che si abbraccia il Qi come portatore di informazioni e lo si dissocia da qualsiasi connotazione esoterica e poco pratica, si è in grado di impiegarlo in modo realistico. Anche quando si è “anti-Qi” perché non si crede che di fatto esista un’energia definita Qi, si può comunque farlo funzionare vedendolo come un modello, una raccolta di risposte neuromuscolari.
Si può usare il Qi per esercitare il controllo sul corpo, per eseguire tecniche che si pensavano impossibili, per rilevare i cambiamenti nel corpo di una persona con la quale si entra in contatto e per anticipare la sua intenzione e il suo prossimo movimento. Lo si può usare per identificare le forze di interazione con gli altri e persino per influenzare la mente e il corpo altrui.
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