神為帥,心為令,氣為旗
Shen è il generale, xin il comandante, qi il portabandiera.
La mente e il corpo operano secondo una specifica gerarchia di comandi. Pertanto, per allenare adeguatamente il corpo a muoversi in modo efficace si devono rispettare determinate regole. Quando queste regole vengono infrante, l’efficienza del movimento viene compromessa.
Cosa significa “shen è il generale”? Nelle antiche guerre cinesi, tradizionalmente il generale era il comandante supremo dell’esercito. Eppure il generale non conduceva quasi mai le sue truppe in battaglia, questo perché era troppo prezioso per rischiare la vita. Per inciso, nell’articolo precedente Shen, Yi, Qi nel Taijiquan e nel Qi Gong si è visto che la testa è la sede di shen, e questo fa comprendere perché, per i cinesi del passato, fosse sciocco allenare le arti marziali colpendosi alla testa, come invece si fa nella boxe inglese. La testa è troppo preziosa per essere danneggiata o traumatizzata per sbaglio o mentre ci si allena. Ergo, colpire un compagno di allenamento alla testa era considerato offensivo e poco rispettoso. Ancora oggi, in molte scuole tradizionali è così.
Negli scacchi cinesi, Xiangqi (象棋), il pezzo shuài 帥 (Comandante) è equivalente al Re negli scacchi occidentali. Se perdi il Re o lo Shuài, il gioco finisce. A differenza degli scacchi occidentali, il Comandante cinese deve rimanere all’interno delle quattro caselle in fondo alla scacchiera e non può avventurarsi fuori da queste. Si capisce quindi che il Generale non combatte mai, ma dall’interno della sua tenda dirige il corso della guerra. Al massimo, il Generale cavalca sino a un punto di osservazione ottimale, così da seguire l’andamento del conflitto contro le forze nemiche. In questo modo, il Generale può determinare la posizione delle truppe, il loro numero e la strategia da attuare.
Nota – Nel Taijiquan un insegnamento che riporto sempre è che combattere in modo diretto, verbale o fisico, contro gli altri è contrario al percorso nel Taijiquan. L’analogia con gli scacchi può aiutare a comprendere perché il conflitto diretto sia sbagliato sia in ambito marziale di alto livello che nella quotidianità, nella quale cerchiamo di evolverci in modo pacifico.
Il Generale vede tutto, conosce tutto e prende tutte le decisioni. Questa è precisamente la funzione dello shen. Shen risiede nell’inconscio ma funge anche da “superconscio”, poiché ha l’ultima parola su cosa andrebbe fatto nei momenti critici. Lo shen non combatte, è nascosto “dentro”. Perdere lo shen significa morire. Disobbedire allo shen comporta affrontare gli eventi in modo non strutturato, proprio come una folla spaventata e scoordinata. Questo porta a essere inefficaci in tutto. Ovviamente, proprio come il Generale che rimane nella tenda e non si rivolge direttamente ai soldati, anche lo shen non si rivolge direttamente al qi o al corpo. Il Generale impartisce ordini ai suoi comandanti e questi sono, in ultima analisi, responsabili della direzione nei movimenti dei soldati. Ricordandosi che i comandanti non dirigono il corso del conflitto, eseguono solo i desideri del Generale (shen). Xin svolge ed esegue il compito dei comandanti. All’interno della gerarchia shen-yi-qi, è infatti xin che esegue la volontà di shen. Yi è invece l’espressione esteriore di xin.
Nell’articolo precedente ho sottolineato che è il “vero yi” e non i pensieri (lo “yi cosciente”) a dirigere il qi (energia vitale). Questo è il motivo per cui shen, yi e qi hanno residenza nell’inconscio. A causa del fatto che i pensieri sono contenuti nella coscienza, non devono avere alcuna influenza sul comando del qi. La coscienza crede di essere il padrone di tutto, quando in verità i pensieri sono semplicemente balbettii poco comprensibili di ciò che sta accadendo interiormente. Per tale motivo, i pensieri dovrebbero astenersi dal combattimento vero e proprio. I pensieri sono utili prima della battaglia, ma ostacolano il combattimento effettivo e l’esecuzione di un movimento efficace.
Qi nei Classici del Taijiquan è paragonato al portabandiera. Prima dell’introduzione dei moderni metodi di comunicazione, i guerrieri e i soldati della guerra tradizionale cinese erano identificati per colori, come il giallo, il blu, il bianco e il rosso. Quando il comandante dirigeva il movimento delle truppe, ordinava ai portabandiera di muovere l’andamento della battaglia sventolando enormi bandiere colorate, così da muovere le truppe. Le truppe si sarebbero quindi mosse in battaglia seguendo il colore delle bandiere.
意領氣,氣催形
Yi guida qi e questo guida il corpo.
Quando i Classici parlano di yi che guida il qi che dirige il corpo, significa quanto segue: il “vero yi” dirige il qi (il portabandiera) nei luoghi in cui deve essere eseguito il movimento e il qi guida la struttura utile al movimento fisico (le truppe che seguono le bandiere colorate). In sintesi, la catena di comando shen–yi–qi-corpo funziona come segue:
- Shen è il Generale, colui che determina l’andamento del combattimento.
- Yi esegue la volontà di shen.
- Il qi segue la direzione di yi.
- Il qi muove la struttura del corpo.
Per ottenere questo risultato in modo efficiente, è fondamentale che ogni anello della catena di comando sia adeguatamente addestrato. Per farlo, bisogna ridurre al minimo l’interferenza della coscienza.
意氣君來骨肉臣
Yi qi è l’Imperatore, ossa e carne i suoi ministri.
Un’altra analogia tipica è quella che dice: il corpo (le “ossa/carne”) deve agire come “ministro” obbediente di yi qi (l’Imperatore).
All’interno del palazzo di governo dell’antica Cina, i ministri dovevano eseguire diligentemente le direttive dell’Imperatore. I ministri non erano autorizzati ad alterare la volontà dell’Imperatore. Disobbedire avrebbe comportato la pena di morte. D’altra parte, l’Imperatore doveva avere fiducia nei suoi ministri. Se l’Imperatore doveva affidare a un ministro il pareggio del bilancio, doveva per forza fidarsi. Questo perché, se all’Imperatore fosse stato richiesto di gestire ogni fase tecnica di un governo, tutto sarebbe crollato come un castello di carte. La sfiducia dell’Imperatore nei confronti dei suoi ministri avrebbe portato alla fine dell’Impero. Allo stesso modo, quando yi qi inviano un segnale al corpo, il corpo deve svolgere fedelmente il compito. A tal fine, il corpo deve essere perfettamente condizionato per riflettere le istruzioni della mente, che al contempo deve avere fiducia nel corpo. Quando invece si cerca di controllare ogni movimento del corpo in modo cosciente, si diventa inefficienti o disarmonici. Per essere efficaci, la mente e il corpo devono agire all’unisono, in modo integrato.