Qualche informazione che, nell’ambito contemporaneo del Taijiquan, fatica a essere accettata, ma che è utile per chi inizia questo percorso.
Il Taijiquan non è uno sport. Questo non è un punto di vista, ma una verità. Il fatto che in Cina, e non solo, oggi si organizzino campionati di “Taijiquan” non significa che questa sia una disciplina sportiva, ma piuttosto che lo sport ha tentato di appropriarsi di una pratica che continua a essere fraintesa da molti sportivi.
Chiunque pratichi il Taijiquan può aprire un’associazione sportiva dilettantistica e richiederne l’iscrizione al CONI (per quanto riguarda l’Italia). Ma questo non implica che il Taijiquan sia uno sport.
Come Associazione Sportiva (o Culturale), è possibile rilasciare attestati propri, ma questi non hanno alcun valore formale nel contesto dell’arte del Taijiquan. Il problema umano di voler trasformare tutto in “casta” o appartenenza a qualcosa (o a qualcuno) non cambia il fatto che la preparazione nel Taijiquan non è determinata da un pezzo di carta rilasciato da un insegnante, spesso desideroso di fregiarsi di titoli e meriti che poco o nulla hanno a che fare con la vera pratica.
Chi rilascia attestati in questo ambito lo fa potenzialmente per due motivi:
A) Per usarli come specchietti per le allodole.
B) Per offrire ai propri allievi un riconoscimento personale, considerandolo il risultato del raggiungimento di un livello X.
Gli attestati nel Taijiquan, quindi, non hanno alcun valore formale né a livello globale né nazionale, indipendentemente dal fatto che l’Associazione che li emette sia iscritta al CONI o a qualsiasi altra “istituzione” nazionale o internazionale.
Nel contesto del Taijiquan, “titoli”, “meriti”, “cinture” e “gradi” non hanno alcun valore e non sono mai esistiti (mai!). Gli attestati nel Taijiquan sono stati introdotti solo di recente, con l’intento di creare caste. In ogni caso, questi titoli non hanno alcun valore. In passato, esisteva soltanto un passaggio di testimone da Maestro ad allievo/i, che in alcuni casi (non tutti) veniva formalizzato per iscritto.
L’unico valore nel percorso del Taijiquan è quello che ogni praticante o insegnante attribuisce a sé stesso, basandosi sul proprio percorso, sulla propria esperienza e sull’appartenenza autentica (o presunta – come nei corsi online) a un lignaggio. Va sottolineato che tramite un corso online non si riceve un lignaggio. Il Taijiquan si apprende in presenza. Un corso online può essere utile come supporto allo studio o per approfondire temi specifici, ma non più di questo.
Nel Taijiquan, la cosa importante è dimorare nell’equilibrio, mantenendo la mente sgombra e cercando di non credere mai di aver capito tutto. Chi crede di aver compreso appieno la pratica del Taijiquan ha già interrotto il proprio percorso di crescita personale.
“Crescita personale” è, in conclusione, l’argomento chiave. Il percorso nel Taijiquan non è sportivo, né competitivo, né con gli altri né con sé stessi. Il Taijiquan è una pratica antica basata sul principio filosofico dello yin-yang. Questo percorso di crescita si sviluppa attraverso tre stadi: terreno, umano, celeste. Ognuno di essi rappresenta un bagaglio di strumenti, non l’accrescimento di un potere fine a sé stesso. Chi confonde il fine con il mezzo è fuori strada, che usi il Taijiquan per fini marziali (diventando abile), di salute (diventando longevo) o per qualsiasi altro motivo.
Non esiste il concetto di nemico o avversario nel Taijiquan.
Allo stesso modo, anche le emozioni che legano gli uni agli altri – rabbia, odio, amicizia – non hanno alcuna utilità e quindi non svolgono alcun ruolo in quest’arte.
Scott Rodell
Nei Tre Classici del Taijiquan di Valerio Bellone sono tradotti e commentati quelli che in Cina sono tutt’oggi considerati i primi e più importanti manoscritti della storia del Taijiquan, quelli di Wang Zongyue, Wu Yuxiang e Li Yiyu. La traduzione dei tre manuali originali è accompagnata da spiegazioni approfondite di ogni frase, da un punto di vista pratico, teorico e linguistico. Ogni passaggio del libro è inoltre supportato da un commentario nel quale vengono approfonditi anche gli aspetti di natura filosofica e storico culturale che sono indispensabili per una corretta comprensione della materia trattata.
Nei Tre Classici del Taijiquan di Valerio Bellone sono tradotti e commentati quelli che in Cina sono tutt’oggi considerati i primi e più importanti manoscritti della storia del Taijiquan, quelli di Wang Zongyue, Wu Yuxiang e Li Yiyu.
APPROFONDIMENTO
La competizione
Il daoismo non trova alcuno scopo nella competizione, considerandola un’azione ostile, conflittuale e priva di un vero obiettivo di alto livello.
Ergo, poiché il Taijiquan è un’arte figlia della cultura daoista, le competizioni servono solo a dimostrare qualcosa che non ha alcun significato nella pratica autentica del Taijiquan.
Contro chi stai combattendo?
L’idea di “competizione Taijiquan” è una contraddizione in termini. Come si può impiegare il Taijiquan in un contesto competitivo quando questa arte si basa sul principio della resa?
Inoltre, è necessario porsi alcune domande:
- A cosa serve una competizione?
- Cosa si vuole realmente dimostrare?
- Una gratificazione a breve termine ha realmente un impatto positivo a lungo termine?
L’ego non deve avere dimora
Arroganza, ignoranza e orgoglio sono vanità a cui uno studente di Taijiquan non dovrebbe indulgere.
Il Taijiquan riguarda ciò che accade all’interno del proprio corpo e della propria mente, non come si appare all’esterno.
Taijiquan ed estetica
Molte persone imparano il Taijiquan senza rendersi conto che, inconsapevolmente, si stanno inserendo in una forma di competizione.
Forma 24, 40, 85 ecc… Queste numerazioni sono state ideate con uno scopo prettamente dimostrativo. Quando si eseguono queste forme con l’unico obiettivo di essere accurati nell’esecuzione, fluidi nei movimenti e piacevoli nell’aspetto, si finisce per praticare una “forma senza sostanza”.
Le vere forme del Taijiquan riguardano la sostanza. L’estetica è semplicemente una conseguenza naturale, non il fine ultimo della pratica.
Gli studenti di arti marziali in Occidente sentono di dover usare la loro arte per combattere, o almeno per competere, per mostrare alla gente quanto sono bravi. Nel Taijiquan questo è inaccettabile dato che è contrario al principio stesso dell’arte.
Gabriel Chin
Epoca moderna
Le forme di Taijiquan da competizione sono un’invenzione relativamente recente (risalente alla metà del 1900). Queste forme hanno ben poco a che fare con l’arte marziale autentica del Taijiquan.
Per eseguire correttamente una forma da competizione, uno studente deve possedere eccezionale flessibilità, abilità coreografiche e un’attitudine simile a quella necessaria per praticare una sorta di “yoga moderno in movimento”. Tuttavia, tutto questo non rappresenta il vero Taijiquan.
Forme morte
Le forme da competizione mancano di neigong (il lavoro interno e la trasformazione), elemento essenziale del Taijiquan, e non consentono di acquisire le abilità reali di questa arte. Per questo motivo, tali forme possono essere definite “forme morte”, poiché lavorano esclusivamente sulla superficie senza andare in profondità.
Arte marziale
Il Taijiquan non è semplicemente una “forma” estetica; è un complesso sistema marziale di autodifesa. I metodi di allenamento di questa disciplina sono numerosi e insegnano al corpo-mente una vasta gamma di abilità che vanno ben oltre il semplice equilibrio statico su una gamba.
Tuishou (“premere con le mani”)
Coloro che praticano il tuishou (un esercizio in coppia tipico del Taijiquan) in modalità competitiva, trasformandolo addirittura in una gara, rappresentano un paradosso. Questo approccio è l’esatto opposto del percorso che il Taijiquan propone, allontanandosi radicalmente dal Dao e dai principi descritti nei Classici del Taijiquan.
I praticanti del tuishou competitivo si comportano in modo simile a lottatori di discipline come la lotta libera, il judo o il sumo. Sebbene queste siano pratiche rispettabili, sono molto distanti dal Taijiquan. Non sono né superiori né inferiori al Taijiquan, ma certamente diverse. Chi sostiene che queste pratiche siano uguali al Taijiquan dimostra di non comprendere l’essenza di quest’arte.
Uno degli obiettivi fondamentali del Taijiquan è consentire all’aggressore di sconfiggere sé stesso. Questo è il motivo per cui esercizi come il tuishou non devono essere competitivi. Gli esercizi a due, come il tuishou o altri test di sensibilità, servono a individuare e lavorare sui propri squilibri del corpo-mente, non su quelli dell’altro. Solo scoprendo e correggendo i propri squilibri si diventa capaci di influenzare quelli altrui.
Il Taijiquan si sta ridicolmente evolvendo in uno sport fatto di tornei e trofei pacchiani in cui una forma interiore di meditazione in movimento viene giudicata in base a criteri utili per la ginnastica.
Robert Smith
Qual è la tua idea di Taijiquan?
Se ritieni che l’allenamento con il Taijiquan sia simile all’andare in palestra, significa che non hai ancora compreso appieno questa arte. Nel Taijiquan non c’è tensione né un uso attivo della forza muscolare. Gli esercizi del Taijiquan non devono essere faticosi o dolorosi.
L’allenamento con i pesi, il ciclismo, la corsa, il nuoto (spesso mitizzato come toccasana) o qualsiasi altro sport tende a prosciugare l’energia. Se il tuo confronto è tra stare seduto tutto il giorno o praticare sport, sicuramente noterai che lo sport ti fa sentire energico. Tuttavia, se il metro di paragone è il Taijiquan (praticato correttamente), ti accorgerai, nel corso di un anno, che lo sport consuma l’energia prenatale, mentre il Taijiquan la preserva o addirittura la potenzia.
Il prosciugamento dell’energia prenatale nello sport avviene perché spesso l’enfasi non è posta sull’uso corretto del corpo, sull’allineamento ottimale o sul benessere emotivo, fisico e psicologico, bensì sul raggiungimento di un risultato (aspettativa) che comporta un consumo energetico non necessario, soprattutto nei contesti agonistici.
Quando si è sotto pressione per “vincere”, avere successo, apparire in forma, essere muscolosi, snelli o attraenti, il corpo subisce uno stress interno che porta al prosciugamento dell’energia. Si dice che “prevenire è meglio che curare”, perciò è consigliabile affidarsi a pratiche che non causano danni o, in alternativa, praticare sport con il giusto spirito ed equilibrio.
Taichi per la salute
Negli anni ’50, durante una grave crisi sanitaria, la Repubblica Popolare Cinese si rivolse al Taijiquan stile Yang per trovare una soluzione. Fu così creata una forma di esercizio adatta a persone di tutte le età. Per rendere la pratica accessibile a un vasto pubblico, vennero rimosse le componenti più impegnative, sia fisiche che mentali, insieme alla parte marziale. Nacque così la semplice “forma 24“.
Di conseguenza, nella maggior parte delle classi di Taijiquan contemporanee viene insegnata una disciplina adatta anche a persone anziane. Tuttavia, questa pratica non può essere considerata Taijiquan tradizionale. Si tratta piuttosto di un esercizio per la salute degli anziani in stile Taichi.