karma e dharma

Comunemente si crede, erroneamente, che il Karma sia una sorta di destino ineluttabile, una strada maestra sulla quale è impossibile fare cambi di rotta, se non nella prossima vita.

Quel che segue è un breve testo che cerca di spiegare i concetti di Karma e Dharma, in modo semplice. Non vuole essere dettame di verità, ma solo uno scritto utile a far chiarezza su alcuni principi che spesso vengono fraintesi.

KARMA

La parola “Karma” è un adattamento del termine sanscrito, trascritto nel vedico kárman, che in italiano è traducibile come “atto”, “azione”, “compito”, “obbligo”. Ma più comunemente con il termine Karma si fa riferimento alla “legge di azione e conseguenza” anche chiamata come “legge di causa ed effetto”, “legge di compensazione” o “legge della bilancia”. Indipendentemente da come la si voglia chiamare, in base al contesto culturale, quel che importa è capire che si tratta di una “legge cosmica che governa tutto”.

Indipendentemente dal fatto che vi si creda o meno, questa Legge Divina prevede di essere “buona” quando perfettamente equilibrata e “terribile” in caso di sbilanciamento. Ciò che regola questa legge è l’armonia, l’equilibrio (nel principio Taiji, in termini daoisti cinesi). Una bilancia cosmica che deve mantenersi in costante equilibrio.

Il Karma non è né positivo né negativo, è neutrale e insito nella natura, nel mondo e pregna ogni cosa, in tutti gli aspetti o livelli della vita, compreso quello spirituale. Ad ogni nostra azione, pensiero o comunicazione tramite il pensiero, la parola e il fare, fa seguito un effetto. Se per esempio si pianta un buon seme, si raccoglierà un buon frutto in futuro, ma quando si pianta un cattivo seme, si raccoglierà un cattivo frutto. Un buon Karma non può cancellare un cattivo Karma e i frutti buoni o cattivi che si raccolgono qui e ora, li abbiamo piantati nel passato, ma quasi sempre non lo ricordiamo. Allo stesso modo i semi che stiamo piantando nel presente li raccoglieremo in futuro. E i semi che piantiamo nel presente hanno i loro tempi di maturazione.

karma e dharma Karma – Il percorso per creare il tuo destino, di Sadhguru

Karma è un libro di esplorazione e un manuale che riconduce la nostra comprensione del karma all’originale potenziale di libertà e accrescimento, invece che fonte di legame. Grazie agli insegnamenti di Sadhguru, imparerai come vivere in modo intelligente e gioioso tra le sfide del mondo.

Compiere buone azioni senza purificare i propri pensieri non fa accumulare meriti. Il buon Karma inoltre non può impedire a quello negativo già avviato in passato di manifestarsi nel presente o nel futuro. Per trasformare il proprio Karma occorre purificare le proprie intenzioni e questo è possibile solo accumulando meriti. Quando siamo centrati nel vero Sé, o nello shen (per usare un termine della cultura daoista – puoi approfondire qui) ogni cosa che facciamo, diciamo e pensiamo genera meriti. Chiunque ha questa opportunità. La differenza risiede nell’aspirazione e/o nel ciclo spirituale nel quale ognuno dimora.

Il fango impastato diventa casa; la lana diventa coperta; la farina diventa pane, ecc. Perché tutto questo avvenga, ci vuole l’intervento umano, l’azione intelligente e la buona volontà: azione = conseguenza.
Ma non va dimenticato che ogni evoluzione è seguita inevitabilmente da un processo di decadenza, ovvero tutto ha un inizio, un’evoluzione, una discesa e una fine. Così si finisce per ricominciare, rinascere.

Un seme diventa un albero che poi viene trasformato in tavolo, che deteriorandosi verrà bruciato per tornare alla terra. In egual modo ogni civiltà progredisce fino al punto in cui inizia il fatale decadimento che la porterà alla totale scomparsa. Ed effettivamente tutte le civiltà antiche a noi note hanno seguito questa sorte. Chi avrebbe mai pensato, al tempo di massimo splendore di Babilonia, Troia, Sparta, Cartagine, Tebe, Roma e molte altre, che tutto si sarebbe trasformato in pietre e polvere?

Tutto quindi è già scritto? Le azioni non sono modificabili?

No, non bisogna cadere nell’inganno che il Karma non è modificabile, dato che non si tratta di un destino ineluttabile. Se la “Legge di azione e di conseguenza” non fosse negoziabile allora dove sarebbe la misericordia divina? È impensabile che vi sia della crudeltà nel divino. Tutto ciò che è perfezione, conosciuto anche con nomi quali: Tao (Dao), Aum, Inri, Sein, Allah, Brahma, Dio, o per meglio dire il divino (o prima del divino stesso), non può essere privo di “misericordia” e quindi crudele o tirannico.
Per questo motivo il Karma è negoziabile. Ovvero: in questa vita e nelle prossime possiamo riparare agli errori presenti e passati coltivando la via della rettitudine, del Dharma. Concetto che non ha a che fare con la confessione o l’estrema unzione, dato che la coltivazione richiede un costante impegno.

karma e dharma La legge del karma. Scopri ciò che sei stato, scopri ciò che sarai, di Marco Cesati Cassin

Cosa sono il fato e il destino? Perché ci accadono determinate cose e non altre? Perché proprio in certi momenti della vita? In questo libro, l’autore di “Non siamo qui per caso” ci conduce per mano in un viaggio affascinante alla scoperta della legge del karma, che governa le relazioni di causa ed effetto all’origine degli eventi che segnano la nostra esistenza.

DHARMA

Il Dharma è la rettitudine, la giusta direzione da prendere. L’ego che abbiamo accumulato nelle vite precedenti è l’ostacolo su questo cammino. Non facciamo altro che criticare gli altri eppure abbiamo commesso anche noi gli stessi errori. Pretendiamo la fedeltà dal coniuge, eppure non siamo stati o non siamo fedeli; veniamo derubati perché siamo stati dei ladri; veniamo uccisi perché abbiamo ucciso in un’altra vita e soffriamo la fame perché eravamo ricchi e abbiamo lasciato morire di fame gli altri.

Il Dharma è un’energia che potrebbe essere paragonata all’idea di un’acqua purificatrice. Questa possiede diversi livelli di realizzazione, da quello più superficiale a uno profondo. Il livello profondo si ottine attraverso la pratica concreta del livello superficiale. Viceversa il Dharma viene sminuito sino a divenire nulla. La pratica del Dharma scaturisce dalla saggezza e questa è conseguente alla conoscenza, all’arte di focalizzare il cuore, nel presente e in connessione con il divino. In tal modo si possono purificare i pensieri e connettersi con il Tutto.

La saggezza, dunque, permette di praticare il Dharma e di avere merito. Il merito è l’energia che scaturisce quando si agisce in accordo con la purezza del cuore, superando i limiti dell’ego grazie alla virtù della coscienza. Il merito, inoltre,  è la capacità di mantenere pura l’intenzione in ogni cosa che si compie, liberandosi dalle paure e dai condizionamenti esterni. Per fare questo è necessaria l’auto-critica e l’auto-osservazione. Nell’antichità il merito era considerato l’unico modo per trasformare il Karma.

La coltivazione del Dharma può essere suddivisa in tre livelli (detti veicoli).

  1. Il piccolo veicolo è rappresentato dalla persona che pensa solo a sé stessa e che mette in pratica le “quattro nobili verità”: 1. verità della sofferenza (duḥkha-satya); 2. verità dell’origine della sofferenza (samudaya-satya); 3. verità della cessazione della sofferenza (nirodha-satya); 4. verità della via che porta alla cessazione della sofferenza (mārga-satya). A tal fine la persona adopera la preghiera, la carità e/o porta avanti una vita di ristrettezze materiali, colma di sacrifici, così da assicurarsi una vita successiva migliore.
  2. Il medio veicolo è rappresentato dalla persona che pensa a sé e alle persone vicine e che, attraverso l’auto-osservazione diviene consapevole dei “dodici anelli”: 1. ignoranza (avidyā); 2. formazione karmica (saṃskāra); 3. coscienza discriminante (vijñāna); 4. nome e forma (nāma-rūpa); 5. sei sfere sensoriali (saḍāyatana); 6. contatto (sparsha); 7. sensazione (vedanā); 8. desideri, sete o brama (trisna); 9. attaccamento (upādāna); 10. divenire (bhava); 11. nascita (jāti); 12. vecchiaia e morte (jarāmarana). Questa persona è cosciente dei passaggi che gli consentono di liberarsi della spirale di sofferenza così da trascendere dal ciclo delle rinascite, ma comunque corre il rischio di rimanere legata alle pratiche in sé, come per esempio la meditazione, confondendo il fine con il mezzo.
  3. Il grande veicolo è rappresentato dalla persona che pensa in modo incondizionato agli altri (Bodhisattva – creatura che si è risvegliata) praticando i sei Pāramitā: 1. dare incondizionato; 2. rispettare i precetti; 3. tollerare gli insulti; 4. progredire diligentemente; 5. coltivare la fermezza della mente; 6. nutrire la saggezza.

Ogni essere umano, in linea teorica, ha la possibilità di coltivare il grande veicolo (del Bodhisattva), ma sono pochi quelli che decidono di intraprendere questa via. Per questo non è possibile risolvere alla radice la sofferenza umana. È fondamentale dunque comprendere che la sofferenza non proviene dall’esterno e che le soluzioni possono nascere solo dentro sé stessi. Quando si percepiscono i problemi come qualcosa di esterno, si è già fuori dal cammino, si smarrisce la Via e la virtù.

La persona che segue la via della rettitudine (Dharma), può condurre una vita consapevole e allerta, stando attenta a riconoscere i “segni” che il proprio interiore manda, così da riconoscere situazioni particolari: malessere, deja vu, sogni, incontri, improvvisi dolori fisici, ecc. Sono molti i messaggi che riceviamo e spesso ci arrivano proprio dal nostro corpo fisico, che ci avverte.

Scopri il tuo Dharma. Come la saggezza delle tradizioni orientali può guidarci verso il nostro scopo, di Sahara Rose Ketabi

Con un approccio giovanile e amichevole, Sahara Rose ci accompagna alla scoperta del nostro Dharma attraverso i Dosha, i chakra e l’Ayurveda, tutti concetti che rende a noi accessibili in chiave moderna. Quando rispondiamo alla chiamata del nostro Sé superiore, tutti i nostri desideri diventano realtà. Scoprire il nostro Dharma è la cosa più importante che possiamo fare.

IL TEMPO

Secondo diverse filosofie nate nell’area asiatica, il concetto del “tempo” ha la forma di una ruota: il termine sanscrito  Sansara è infatti il ciclo di vita, morte e rinascita che consente di scontare le colpe e gli errori commessi nelle vite precedenti e di completare il percorso personale di Coscienza e di crescita spirituale. Questa ruota tuttavia non è inarrestabile e lascia un certo spazio per il cambiamento consapevole del proprio Karma.

RINASCITA

La nostra coscienza, immortale e assuefatta, ritorna, vita dopo vita, a rivestirsi di un corpo fisico per ripetere la sua prova terrena: rivivrà gli stessi eventi, dovendo compiere delle scelte a contatto con le stesse coscienze bloccate dentro ad altri corpi fisici. Ma ogni volta questi ruoli del teatro della vita si troveranno in posizioni sociali, economiche e/o umane diverse. Stessi protagonisti (coscienze), talvolta stessi fatti ma in luoghi e tempi diversi.

In genere l’idea di rinascita viene intesa come un ritorno, dopo la morte, attraverso un nuovo corpo (reincarnazione). La rinascità però può essere anche intesa come la possibilità di vivere più vite nell’arco di una vita. Effettivamente nell’arco di una sola esistenza corporea la nostra mente e il nostro corpo si trasformano diverse volte, quasi come se avessimo la possibilità di rinascere in una “nuova forma”. In ogni nuova forma corpo-mente abbiamo la possibilità di seguire la via della rettitudine (di coltivare e coltivarci). Effettivamente dipende solo da noi, “vita dopo vita” ed “esperienza dopo esperienza”, decidere di comettere gli stessi errori commessi in precedenza oppure prendere un’altra Via.

Così nell’arco di diversi decenni si accumulano Karma individuali, familiari, collettivi, nazionali e mondiali. Questo dettaglio ci fa intuire l’origine – secondo questo pensiero filosofico/spirituale – dei cataclismi terrestri, delle sciagure familiari e delle devastazioni (di ogni sorta) che spesso investono interi paesi attraverso guerre nel nome nome dell’economia, della religione o altro.

Ciò detto, la vita del corpo fisico non è reale, è un’illusione. Il corpo è solo un insieme di cellule atomiche e subatomiche che rendono illusoriamente materiale l’essere, costringendo “a terra” la nostra Coscienza Animica. Come il palombaro o l’astronauta, che indossano indumenti particolarmente pesanti, così anche il nostro spirito, per restare ancorato “a terra”, deve essere imprigionato da un involucro che ne riduce drasticamente la libertà di azione e movimento. Eppure lo spirito, se lo liberiamo, dall’idea che è limitato dal corpo (e dall’ego) durante l’arco della vita può volare alto, possiamo divenire degli illuminati, dei buddha, dei santi, delle divinità… o qualsiasi nome si preferisce adoperare.

Astrologia, karma, trasformazione – Le dimensioni interiori della carta natale, di Stephen Arroyo

Mettendo in particolare l’accento sul significato karmico e sulla forza trasformatrice di Saturno, Urano, Nettuno e Plutone e considerando tutte le tecniche astrologiche secondo una prospettiva orientata verso la crescita, questo libro nuovo e rivoluzionario si rivolge in modo particolare a chi sa riconoscere il significato spirituale dell’astrologia e il suo inestimabile valore come guida per accrescere al massimo la conoscenza di sé.

Libero arbitrio

Il libero arbitrio di cui disponiamo porta la maggioranza delle persone a scelte sbagliate, privilegiando il proprio ego a scapito della dignità e della giustizia. Per questo non bisogna vivere con distrazione ed è indispensabile tenere sempre a mente che ognuno diventa quello che pensa, e che il divino alberga all’interno dell’essere umano ed è in grado di dispensare la guarigione o la ricompensa, la gioia o la generosità a condizione di essere riconosciuta. Il percorso che porta alla correzione degli errori commessi nelle “vite precedenti” è determinante per l’equilibrio della bilancia karmica.

Alla base di questa filosofia c’è il concetto della reincarnazione (vita dopo vita): argomento “tabù”, accuratamente evitato in età contemporanea e da quanti preferiscono non dover pagare cambiali in questa vita, rendendo la “prossima vita” (i prossimi anni) ancora peggiori per sé stessi e per gli altri.

Per inciso: Gesù fece spesso riferimento alla reincarnazione (ad esempio nel Vangelo di Giovanni) e quindi, a meno di non voler mettere in discussione la sua parola, la reincarnazione era riconosciuta dal Cristo (che, secondo i cristiani, è stato incarnazione vivente del divino) che predicava: 1. la rettitudine; 2. la non-violenza; 3. l’amore; 4. la pace; 5. la verità; allo scopo di risvegliare le coscienze ed elevare il genere umano dallo stato di miseria nel quale dimorava. Questi cinque valori sono i cardini su cui poggia l’armonia, venendone a mancare uno, o tutti, si crea un disequilibrio armonico tale da portare a una dimensione di costante caos.

ILLUMINAZIONE

Una sola vita sembra normalmente inconciliabile con “l’illuminazione” mentre il concetto della pluralità delle esistenze – la reincarnazione (nel senso sopra spiegato di più vite nel corso di una vita) – è invece perfettamente conciliabile, una logica conseguenza della giustizia divina, che dona a tutti le medesime possibilità per evolversi.

Gli uomini saggi non hanno raggiunto la saggezza grazie alla vita attuale, il loro sviluppo è frutto di diversi cicli portati avanti attraverso la coltivazione. Ma normalmente non è inusuale conoscere persone particolarmente erudite e studiose che non riescono però a raggiungere nell’arco del proprio passaggio uno stato di equilibrio interiore, figuriamoci la saggezza o l’illuminazione. Questo perchè manca la coltivazione.

Nella cultura della competizione, anche la conoscenza è diventata un mezzo per porsi al di sopra degli altri, continuando a nutrire l’ego, piuttosto che cercare l’equilibrio che rende gli esseri umani liberi.

CONCLUSIONI

Nessuno può sperare di evitare le conseguenze delle proprie azioni: ci saranno, in “questa vita o nella prossima”. Forse un giorno lontano malediremo il cielo per le nostre disgrazie, invece di renderci conto che abbiamo pagato un debito o saldato il conto. Il fatto di rinascere (che viene sperato come una salvezza, anche da chi non lo ammette) viene considerato come un miraggio, una mera illusione perchè visto come una favola figlia della fede. Persino gli studiosi di matrice cristiana ne hanno spesso un’idea estremamente superficiale, come fosse una favoletta ingenua e infantile per bambini, da respingere con presunta superiorità. Ma come in tutti gli argomenti c’è una conoscenza superficiale, priva di consapevolezza, che trasforma tutto in superstizione per le masse e una conoscenza profonda, figlia della consapevolezza, risultato dello studio e della pratica, ma soprattutto dal mantenersi nel Dharma.

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