In questo articolo approfondito sul cibo biologico trovi:
Biologico (in lingua inglese organic) è una parola che sembra essere diventata una moda negli ultimi anni. Per esempio nell’ambiente del fitness e del benessere la sigla “bio” è diventata un cliché, aumentando la popolarità e la domanda di alimenti “biologici”.
Varie ricerche di mercato dimostrano che le persone sono disposte a spendere fino al 400% in più in alimenti biologici, rispetto ai normali prodotti alimentari che arrivano dalla filiera non bio. Oggi ben 8 persone su 10 comprano prodotti bio e sono triplicate negli ultimi anni le vendite di tali prodotti anchenel mercato online.
Per rispondere a questa richiesta crescente vengono trasformati in terreni bio 400 mila ettari in più ogni anno e, nella sola UE (Unione Europea) questo mercato frutta oltre 33 miliardi di euro.
Attualmente, come consumatori, abbiamo associato la parola “biologico” a “mangiare sano”. Ma è davvero così? Inoltre, quanto è sostenibile la produzione di biologico su larga scala?
Molti consumatori non sanno effettivamente cosa significa l’etichetta “biologico” o non conoscono la reale differenza tra quest’ultima e la sua controparte non biologica. Quindi iniziamo spiegando cosa significa biologico.
Cosa significa biologico?
Quando parliamo di biologico, riferendoci al cibo, intendiamo prodotti che vengono coltivati o trattati senza l’uso di pesticidi, fertilizzanti sintetici, fanghi di depurazione, organismi geneticamente modificati o radiazioni ionizzanti. Nel caso degli animali che adoperiamo per nutrirci: carni (compreso pollame e pesce di allevamento), uova e latticini, significa che questi non assumono antibiotici o ormoni della crescita.
Sulla carta è molto accattivante l’offerta dei prodotti etichettati bio, ci fanno sognare un mondo sano e naturale. Tuttavia bisogna cercare di capire un po’ meglio chiedendosi se la richiesta di cibo bio, in costante crescita, può trovare una rapida risposta nell’offerta da parte dell’industria alimentare biologica.
Come molte altre persone nel mondo, tutti ci siamo ritrovati spesso prodotti tra le mani, quali frutta, verdura e carne, etichettate “bio”; e questi erano molto più costosi di quelli non bio. Chiaramente viene spontaneo domandarsi: dato che siamo disposti a spendere molto di più per il biologico, almeno lo è davvero?
Dato che mangiare cibo salutare di questi tempi sembra troppo bello per essere vero, è doveroso fare un po’ di ricerche. Quello che segue è il risultato di tali ricerche che potranno fare riflettere su diversi aspetti.
È importante notare che non tutti gli alimenti biologici sono realizzati allo stesso modo. La maggior parte delle persone pensa che il biologico sia biologico (giustamente), tuttavia non è esattamente così.
In Italia ci sono 17 organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari che, attraverso ispezioni, sia preventive che successive, certificano il rispetto delle previsioni di legge e l’effettiva composizione del prodotto anche in caso di presenza di più ingredienti. In Italia i prodotti possono definirsi biologici solo quando contengono almeno il 95% di ingredienti agricoli a loro volta certificati bio.
Qui sorgono due problematiche
Il problema “minore” è che nell’immaginario collettivo dei consumatori il cibo bilogico corrisponde a prodotti che contengono solo sostanze di origine naturale (quindi dovrebbero essere esclusi pesticidi, erbicidi… di origine chimica/industriale). Ma se un prodotto confezionato ed etichettato “bio” consente, secondo normativa, sino al 5% di sostanze non biologiche, allora anche il prodotto non lo è al 100%. Ovviamente siamo tutti d’accordo nel pensare che il 5% di sostanze chimiche è certamente “meno peggio” di un prodotto contaminato al 100% da sostanze non naturali.
Inoltre, la normativa in altre parti del mondo, e dell’UE stessa, in merito al biologico, non è uguale a quella italiana. Per esempio esistono paesi, come gli USA, nei quali il biologico ha varie etichettature: 100%, 90%, 80% e 70%. Questo significa che può sorgerci il lecito dubbio che se un prodotto biologico viene confezionato in Italia, ma contiene cibo bio prodotto in altre nazioni, potrebbe essere bilogico solo in parte.
Cos’è l’agricoltura biologica
L’agricoltura biologica è diventata una tendenza nel settore agricolo e questo ha spinto molti agricoltori convenzionali a convertire (e/o dedicare) una certa quantità della loro terra per iniziare questo tipo di attività. Il problema è che la procedura utile ad avviare un’agricoltura bio è molto costosa e lunga. Sempre che sia seguita nel rispetto delle regole, ovviamente.
Affinché una sostanza sia classificata come biologica, deve essere stata coltivata su un terreno che non vede alcun tipo di agricoltura convenzionale da almeno 2 anni (per colture e foraggere annuali o perenni) o 3 anni (per colture perenni, diverse dai foraggi). Quindi la normativa non consente agli agricoltori, che arrivano dall’agricoltura canonica, di iniziare a coltivare velocemente in “modo bio”, così da trarre maggiore profitto dai propri terreni.
Se da un lato i tempi di avvio per la produzione bio ci tutelano come consumatori, dall’altro inducono i grandi e i piccoli agricoltori a contraffazioni e falsificazioni della documentazione, al fine di iniziare a vendere più velocemente possibile con l’etichetta “biologico”, dato che questa garantisce entrate notevolmente più alte.
Secondo un’indagine della CNBC fatta in USA, i campioni del suolo vengono raramente sottoposti a vera ispezione, così come i prodotti stessi. “Purtroppo, al momento non possiamo fidarci dell’etichetta organic“, ha affermato Mischa Popoff, che era un’addetta alle ispezioni utili a certificare le aziende agricole biologiche in USA.
Chiaramente le indagini appena citate sono avvenute negli USA, che poco hanno a che fare con l’Italia. Eppure, anche se speriamo che in Italia vada tutto bene e che i controlli siano severi e reali, stentiamo a credere che a casa nostra, la nazione della “terra dei fuochi“, sia diverso o meglio che in altri paesi. Una puntata di Report del 10 ottobre 2016 mostra la vendita di 10.500 tonnellate di grano convenzionale spacciate per bio e fornite ai maggiori mulini italiani del biologico. Scoperta la truffa, mesi dopo, una piccola parte dei prodotti venne ritirata dal mercato, ma la maggior parte era già stata venduta e consumata, creando un danno economico e di credibilità per tutto il settore.
I prodotti biologici sono al 100% liberi dai pesticidi?
Ci sono pesticidi sul cibo biologico?
Bisogna domandarsi come facciano gli agricoltori biologici a combattere parassiti e insetti – comunemente contrastati con gli antiprassitari chimici – che nel tempo sono diventati sempre più forti, resistenti e infestanti.
Facendo delle ricerche si scopre che alcuni agricoltori biologici cercano di combattere le infestazioni e le malattie usando mezzi che non possono certo essere definiti “biologici”, almeno non nel senso “biologico” che i consumatori normalmente attribuiscono all’etichetta bio, ovvero: prodotti privi di qualsiasi trattamento.
Pensare quindi che i prodotti biologici siano privi di pesticidi è da ingenui, oltre che essere un’enorme inganno di una comunicazione commerciale che come fine primario ha quello di generare profitto e non certo prendersi cura della salute delle persone.
Ovviamente tutti vogliono cavalcare l’onda della green economy e le grandi multinazionali non rimangono certamente degli osservatori esterni.
In effetti i pesticidi possono essere utilizzati nell’agricoltura biologica. Anche se è vero che, rispetto alla filiera tradizionale, sono proibite molte sostanze, è altrettanto vero che ne esistono molte altre, assolutamente consentite.
La restrizione su determinate sostanze comporta che molti agricoltori, ma soprattutto le grandi industrie, utilizzino quantità molto elevate delle cosiddette sostanze “legali” per ottenere lo stesso effetto delle sostanze convenzionali “vietate”.
Di seguito viene elencata la lista dei prodotti consentiti per la coltivazione biologica. Questi prodotti sono permessi sia nei cicli produttivi delle aziende agricole che in quelli di un semplice orto domestico.
Sostanze di origine vegetale o animale
- Azadiractina – Estratta dall’albero del neem. Si tratta di un principio attivo classificato come insetticida.
- Cera d’api – Prodotto per la protezione dalle operazioni di potatura.
- Gelatina – Un prodotto insetticida.
- Proteine idrolizzate – Sostanze attrattive, consentite solo in applicazioni autorizzate, in combinazione con altri prodotti specifici.
- Lecitina – Prodotto con azione fungicida.
- Oli vegetali – (ad esempio: olio di menta, olio di pino, olio di carvi), prodotti insetticidi, acaricidi e fungicidi.
- Piretrine – Estratte da Chrysanthemum cinerariaefolium. Sono principi attivi classificati come insetticidi.
- Quassia – Estratta da Quassia amara. Un prodotto insetticida e repellente.
- Rotenone – estratto da Derris spp., Lonchocarpus spp. e Therphrosia spp. Un principio attivo insetticida.
Microrganismi
I microrganismi sono batteri, virus e funghi. Appartengono a questa categoria prodotti come il bacillus thuringiensis nei suoi diversi ceppi e il bio-insetticida Beauveria bassiana.
Secondo alcune fonti nel 90% dell’agricoltura biologica viene utilizzato BT (bacillus thuringiensis), che alcune ricerche sostengono: “non esiste alcuna garanzia ed evidenza scientifica che questo sia sicuro per essere ingerito dall’essere umano”.
Sostanze prodotte da microrganismi
Lo Spinosad è un principio attivo classificato come insetticida. Può essere utilizzato solo quando sono adottate misure volte a minimizzare il rischio per i principali parassitoidi e il rischio di sviluppo di resistenza.
Ora si passa a quel che sembra meno “biologico”…
Sostanze da utilizzare in trappole * e/o distributori automatici
- Fosfato di diammonio – Sostanza attrattiva, utilizzabile soltanto in trappole.
- Feromoni – Sostanze attrattive o che alterano il comportamento sessuale dell’insetto. Sono utilizzabili solo in trappole e distributori automatici.
- Piretroidi (solo deltametrina o lambdacialotrina) – Principi attivi di insetticidi ampiamente usati anche nell’agricoltura convenzionale (non biologica). In agricoltura biologica sono utilizzabili soltanto in trappole con specifiche sostanze attrattive e solo per specifici insetti, ossia contro Bactrocera oleae e Ceratitis capitata Wied.
* Le trappole minimizzano il diffondersi delle ostanze tossiche nell’ambiente e sui prodotti dei quali ci cibiamo.
Preparati da spargere in superficie tra le piante coltivate
Tra i preparati da sapergere utilizzabili in superficie nell’agricoltura biologica è possibile usare il fosfato ferrico (ortofosfato di ferro). Si tratta di un prodotto molluschicida, usato per eliminare le lumache.
Ed ecco quello che nessun consumatore, fiducioso che il bio sia “bello e puro”, vorrebbe sapere…
Sostanze di uso convenzionale adoperate anche in agricoltura biologica
- Rame – Sotto forma di idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame (tribasico), ossido rameoso, ottanoato di rame. Fungicida per eccellenza. I prodotti a base di rame sono utilizzabili entro specifici limiti, ovvero massimo 6 kg di rame per ettaro l’anno. Uno studio del Muse (Museo delle Scienze di Trento) ha evidenziato pericoli e tossicità del Rame, ampiamente adoperato anche nell’agricoltura biologica.
- Etilene – Prodotto utilizzabile per lo sverdimento di banane, kiwi e cachi; sverdimento di agrumi unicamente nell’ambito di una strategia mirante e prevenire attacchi di mosca della frutta; induzione della fioritura dell’ananas; inibizione della germinazione delle patate e delle cipolle.
- Sale di potassio – Acidi grassi (sapone molle). Un prodotto insetticida.
- Allume di potassio (calinite) – Prodotto utilizzabile per la prevenzione della maturazione delle banane.
- Zolfo calcico (polisolfuro di calcio). Prodotto fungicida, insetticida e acaricida.
- Olio di paraffina – Prodotto insetticida e acaricida.
- Oli minerali – Prodotti insetticidi e fungicidi. Sono utilizzabili solo sulla coltivazione di alberi da frutta, viti, ulivi e colture tropicali, ad esempio contro la cocciniglia.
- Permanganato di potassio – Prodotto fungicida e battericida, utilizzabile solo su alberi da frutta, ulivi e viti.
- Sabbia di quarzo – Un prodotto repellente.
- Zolfo – Usato come prodotto fungicida, acaricida e repellente, che abbiamo conosciuto parlando di iodio.
Altre sostanze utilizzate
- Idrossido di calcio – Prodotto fungicida da usare solo su alberi da frutta, per combattere la Nectria galligena.
- Bicarbonato di potassio – Classificato come prodotto fungicida.
Test per verificare quanto un prodotto bio lo è davvero
Siccome fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, cerchiamo di fare dei test casalinghi e di prendere delle contromisure per limitare i danni potenziali sulla nostra salute.
Se un prodotto non è stato irrorato con sostanze pesticide e/o conservanti, teoricamente dovrebbe decomporsi velocemente, soprattutto se tenuto fuori dal frigorifero in un ambiente con una temperatura superiore ai 20° C. Al contrario, un prodotto trattato chimicamente ha la possibilità di rimanere commestibile (che non significa sano) per un lasso di tempo molto più lungo.
Test – Prova a comprare due mele nelle medesime condizioni estetiche (o un altro frutto a tua scelta) di due diversi produttori biologici. Controlla quale delle due inizia a decomporsi più velocemente. Questa sarà, verosimilmente, quella di qualità migliore, ovvero meno trattata. Ovviamente questo test andrebbe ripetuto nel tempo su più mele per avere un riscontro credibile.
Anche se questo tipo di test casalinghi non è certo scientifico e non offre alcuna garanzia, cerca di evitare di mangiare frutta e verdura che non è stata palesemente aggredita dagli insetti. Gli alimenti privi di qualsiasi segno, causato dagli insetti, e brillanti come fossero di plastica, sono quelli trattati con sostanze non certo salutari, ne per noi umani e nemmeno per l’ecosistema.
CONCLUSIONI
Dopo alcune ricerche ecco alcuni consigli:
1. Non vi è alcun dubbio che per quanto riguarda l’olio, il vino, le carni, il pollame, il pesce, le uova e i latticini è meglio scegliere i prodotti biologici, quanto meno siamo “sicuri” (nella speranza che i controlli siano severi) di non ingerire ormoni, antibiotici, pesticidi, ecc..
2. Per quato riguarda i prodotti agricoli, il biologico rimane la scelta indubbiamente “meno peggio”, ma come si è visto definire i prodotti bio al 100% naturale non corrisponde sempre a verità.
3. Se hai scelto di acquistare prodotti biologici è meglio evitare quelli delle grandi catene di super mercati che cercano di soddisfare la richiesta di milioni di persone. Meglio andare dal piccolo agricoltore/contadino “vicino casa” (a km 0) o dal piccolo distributore che, producendo o smerciando piccole quantità, è più probabile che abbia prodotti non trattati con pesticidi ed erbicidi di orgine chimica.
4. Lava bene con acqua pulita sia la frutta che la verdura anche se etichettate “biologico”.
Con la speranza che in futuro la normativa diverrà più severa e restrittiva sui prodotti chimici impiengabili anche nella produzione biologica, si spera che al momento, quando mangerai bio, sarai più consapevole di cosa stai ingerendo.