storia taichi
Il breve articolo che segue è un piccolo estratto del libro I tre Classici del Taijiquan di Wang, Wu e Li di © Valerio Bellone.

L’articolo non ha il proposito di approfondire la vasta storia recente del Taijiquan, anche perchè questa è già ben nota e documentata in diversi testi cinesi. A ogni modo viene di seguito riassunta e commentata la storia recente così da darne un quadro generale a chi è estraneo o nuovo alla materia del Taichi.


«La volontà di rendere popolare il Taijiquan fu una diretta conseguenza dell’esigenza governativa di dare importanza allo studio delle tradizioni con il fine di creare unità nazionale e di fomentare lo spirito patriottico cinese. In sostanza, propaganda. A tal fine non si poteva certo escludere il vasto mondo delle arti marziali. In questo scenario il Taijiquan venne scelto come arte chiave del progetto, data la sua profonda relazione con la cultura millenaria della Cina e cavalcando al contempo l’onda della popolarità che la materia aveva guadagnato tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, soprattutto grazie all’opera divulgativa delle prime tre generazioni della famiglia Yang.

Così, nel 1956, venne formata una commissione per la cultura fisica e si riunì un gruppo di esperti che si occupò di creare un tipo di Taijiquan semplificato, più simile a uno sport per tutti che non a un’arte marziale tradizionale complessa ed elitaria com’era stata in passato.

Per prima cosa venne inventata la nota forma 24”, nella quale la maggior parte dei movimenti sono un’imitazione estetica dello stile Yang tradizionale. Vista l’approvazione generale che raggiunse questa sequenza di movimenti semplici, nel 1957 venne creata una “coreografia” più lunga, nota come “forma 88”, semplificazione dello stile Yang tradizionale e diretta derivazione della forma creata da Yang Chengfu, “Grande forma sei sezioni”, oggi nota come forma 108”. Infine, nel 1979, venne creata la “forma 48 di Taijiquan semplificato”.

Queste prime tre sequenze (24, 88 e 48) di Taijiquan moderno misero le basi per una definitiva consacrazione dell’arte marziale originale in chiave sportiva e spinsero alla creazione di un nuovo gruppo di esperti che nel 1989 costituì una diversificazione tra varie sequenze (forme), suddivise nei 5 stili di Taijiquan tradizionale che erano noti al tempo, ovvero: Chen, Yang, Wu, Sun e Wu Hao; inoltre venne introdotta la “forma 42 in stile Taijiquan”, sia a mani nude che con la spada, per le competizioni sportive. Competizioni nelle quali una commissione di esperti giudica la qualità dei movimenti, esattamente come avviene in occidente con la ginnastica acrobatica.

È da sottolineare che già qualche anno prima del 1989, erano iniziate diverse competizioni annuali di spada e tuishou.

Nel 1990 venne infine stabilita una federazione internazionale del wushu2 (il complesso delle arti marziali cinesi riconosciute dalla federazione sportiva) e l’anno successivo, nel 1991, prese corpo il primo campionato del mondo. Il Taijiquan fu uno degli eventi all’interno di tale campionato.

Dal momento che il Taijiquan divenne noto all’interno di una cornice sportiva internazionale, venne velocemente adottato tra le attività di fitness principali della Cina e questo spinse la pratica fuori dai confini nazionali dato che aveva un programma di esercizi ben codificato in chiave moderna, facilmente comprensibile dagli sportivi di ogni nazione.

Ad oggi il Taijiquan, o meglio, la sua declinazione sportiva e ginnica, è praticata in oltre 150 paesi del mondo. Si stima che nel solo Giappone tra il 2000 e il 2010 si formarono gruppi di Taijiquan che raggiunsero il milione di praticanti. Mentre le associazioni sportive, riconosciute in diverse parti del mondo, contavano già nel 2010 oltre 10 milioni di praticanti.

Al contempo, a causa di una società che è divenuta sempre più veloce e frenetica, nella quale le persone non hanno tempo e voglia di dedicarsi a materie che richiedono dedizione, studio e approfondimento, i veri esperti di Taijiquan hanno iniziato a sottrarsi dall’insegnare l’arte tradizionale pubblicamente – esattamente come avveniva in passato – probabilmente complice la paura di mercificare un’arte che non è standardizzabile.

Di conseguenza, quello che si è prevalentemente diffuso è una pratica pseudo-sportiva che non riesce più ad avere attrattiva sui giovani che invece preferiscono dedicarsi agli sport da combattimento come la Boxe inglese, la Muay Thai e il Brazilian Jiu Jitsu o a pratiche come ad esempio la pesistica, il body building, lo Yoga e il Pilates che sono più attrattive dal punto vista della messa in scena del corpo sugli attuali social media. È evidente che al giorno d’oggi l’apparire ha un fascino molto più potente, soprattutto sulle masse, di quanto possa avere la ricerca dell’essere. La forma ha decisamente soppiantato la sostanza e si tratta di una forma vuota.

Tutto ciò ha contribuito alla creazione di un pregiudizio nei confronti del Taijiquan, ovvero che quest’arte sia una pratica ginnica dolce per anziani e per gente incapace di eseguire esercizi impegnativi. Nulla di più lontano dalla verità originale dell’arte in questione che prevede, oltre alla nota sequenza lenta, forme veloci disarmate e armate che risultano molto impegnative anche dal punto di vista atletico, oltre che da quello del lavoro energetico interno consapevole (e attivo) che negli sport è inesistente.

L’enorme successo della diffusione del Taijiquan iniziata nel 1956, si è rivelata un boomerang per l’arte stessa. Da un lato ha reso il Taijiquan popolare e conosciuto in ogni parte del mondo ma dall’altro ha impoverito l’arte originale, massificandola e spingendola verso una morte lenta. Persino la ricerca scientifica sul Taijiquan che ha contribuito a dare credito alla pratica come reale e potente esercizio utile alla salute, ha in qualche misura contribuito a rafforzare l’idea che il Taijiquan sia qualcosa che debba essere praticato da persone anziane con problemi di salute. Al contrario, il Taijiquan è una pratica che nel suo essere anche una forma di Qi Gong (lavoro con l’energia interna) ha maggior senso se praticata sin da giovani come metodo preventivo contro l’insorgenza di diverse patologie.

Quanto detto sin qui porta il Taijiquan a una fase storica dell’arte che si ritrova a coprire diversi settori e nicchie.

  1. Una netta minoranza di praticanti che umilmente cercano di studiare la materia originale con grande impegno e costanza. Ovvero approfondendo la parte filosofica, marziale, energetica e spirituale dell’arte.
  2. I bambini e i giovani che praticano wushu a livello dilettantistico o professionale, attraverso competizioni ginniche acrobatiche, alcune delle quali hanno le movenze esterne del Taijiquan. Una ricerca sportiva basata sul risultato performativo, estetico e acrobatico.
  3. Coloro che del Taijiquan praticano per lo più il tuishou, una pratica a coppia che originariamente era collaborativa e utile a comprendere, con il passare del tempo, principi sempre più sottili e profondi, ma che è stata per lo più trasformata in una sorta di competizione non troppo dissimile da forme di lotta come il Judo giapponese. Quindi nulla a che vedere con la pratica originale.
  4. Gli anziani che adoperano un simil Taijiquan come se fosse una ginnastica dolce per gente con problemi deambulatori.
  5. Coloro che usano le forme moderne di Taijiquan, nate a partire dal 1956, come fossero un tipo di fitness, simile allo Yoga moderno, al Pilates, ecc.
  6. Gruppi che cercano di praticare l’alto livello energetico dell’arte, come fosse meditazione in movimento, senza nemmeno avere le basi e le conoscenze specifiche del sistema.

Se da un lato il Taijiquan può essere considerata una disciplina matrice onnicomprensiva e che quindi si presta a essere declinata in molteplici modalità pratiche, dall’altro lato è facile comprendere che sussiste il forte rischio che l’eredità futura del Taijiquan la si troverà solo nei libri».


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