Sulle origini del Taijiquan in Cina la discussione è ancora aperta – ogni informazione dettagliata e approfondita sul tema da un punto di vista storico, filosofico e pratico, può essere trovata sul libro “ I Classici del Taijiquan di Wang, Wu e Li” – ma la maggior parte degli storici e maestri è comunque in accordo che l’attuale pratica, nota come Taijiquan, emerse dall’incontro delle conoscenze energetiche (oggi dette qi gong) con alcuni stili pugilistici. I movimenti lenti, la respirazione e il controllo dell’energia, che sono il cuore del Taijiquan (anche scritto Taichi Chuan), l’hanno reso una delle forme marziali più accessibili con milioni di praticanti in tutto il mondo di qualsiasi età, sesso, luogo o cultura.
In che modo questa antica arte cinese è divenuta popolare a livello globale?
Chiaramente questa domanda non può trovare una risposta esaustiva nelle poche righe di un articolo, ma potrebbe sorprendere una curiosità. Inizialmente il Taijiquan non fu portato in USA e in Europa da un qualche esperto di arti marziali cinesi che si prese la briga di introdurre un’arte orientale sconosciuta nel proprio paese di origine. Infatti tra i primi importatori dell’arte troviamo due danzatrici, la norvegese Pytt Geddes (1917-2006) che portò il Taichi in UK e l’americana Sophia Delza (1903-1996). Esse scoprirono l’arte del Taijqiuan quasi per caso, l’abbracciarono e la portarono nel blocco occidentale. E non è una coincidenza se da quel momento in poi la danza in occidente iniziò a essere contaminata da movimenti e principi provenienti dal Taijiquan e da altre pratiche orientali. Per lo stesso motivo va sottolineato che le prime forme di Taijiquan praticate in occidente vennero in parte equivocate. Un equivoco che si è protratto per lungo tempo e che ha portato alla credenza, in alcuni contesti ancora viva, che il Taijiquan sia una sorta di ginnastica lenta e graziosa, ovvero un tipo di danza/ginnastica cinese. Niente di più lontano dalla realtà che Geddes e Delza conoscevano, avendo imparato il Taijiquan da veri Maestri.
I primi contatti con il Taichi
Pytt Geddes, durante un viaggio a Shanghai nel 1949 – ovvero all’inizio della trasformazione socialista in Cina, quando Mao Zedong proclamò la fondazione della Repubblica Popolare Cinese dal celebre monumento di Tienanmen a Pechino – si imbatté in un vecchio che eseguiva movimenti lenti e meditativi in un giardino. Come ballerina moderna formalmente addestrata rimase immediatamente ipnotizzata da ciò a cui stava assistendo: «Mentre guardavo ho avuto una sensazione di caldo e freddo che mi scorreva su e giù per la schiena e ricordo di aver pensato “questo è quello che stavo cercando da tutta la vita“».
È interessante notare che nello stesso anno, e nella stessa città di Shanghai, anche Sophia Delza iniziò il suo apprendistato con il Tai Chi. Una pratica che le fu anche utile per il suo lavoro successivo di ballerina e coreografa.
Le due donne dovettero superare diversi ostacoli linguistici e culturali in quella Cina sempre più totalitarista e ancora chiusa all’occidente, nella quale, come raccontò Geddes al suo biografo Frank Woods: “Gli uomini cinesi avevano grandi problemi nei miei riguardi dato che a quei tempi le donne non praticavano il taichi. […] La maggior parte delle donne cinesi aveva ancora i piedi fasciati.”.
Fortunatamente entrambe le donne ebbero la possibilità di allenarsi con alcuni Grandi Maestri di quell’epoca. Sophia Delza ebbe la fortuna e l’onore di ricevere gli insegnamenti da Ma Yuehliang (1901-1998), mentre Pytt Geddes, prima di tornare in UK, si formò sotto la guida di Choy Hak Pang (1885-1958), discepolo di Yang Chengfu, e del figlio Choy Kam Man (1919-1993), da alcuni considerato il padre americano del Taijiquan, dato che fu il primo cinese, non americano, a insegnare questa disciplina negli USA, sulla costa occidentale.
A questo punto ad alcuni studiosi della materia sorgerà spontanea una domanda: “come poterono le due danzatrici formarsi direttamente in Cina, dato che il Taichi era stato proibito durante l’era di Mao Zedong?” Leggi questo articolo per avere una risposta in merito.
Insegnare un’arte orientale all’Occidente
Sia Geddes che Delza tornarono in Europa e USA per insegnare ciò che avevano imparato.
Delza ebbe un rapido successo esibendosi al MOMA (Museum of Modern Art) di New York City. Questo accadde in un momento in cui non c’erano mai state esibizioni pubbliche di alcun tipo di arte marziale cinese in USA. Delza ebbe quindi l’opportunità di avviare subito corsi e condurre lezioni regolarmente di Taichi alla Carnegie Hall e alle Nazioni Unite, rendendola effettivamente una pioniera del Taijiquan in America. Delza fu anche autrice del primo libro in lingua inglese sulle arti marziali cinesi, “T’ai-Chi Ch’uan: Body and Mind in Harmony“, che per sua stessa parola era uno sforzo utile a «portare all’attenzione del popolo occidentale a questo antico capolavoro di esercizi per la salute […] estremamente adatto in questi tempi moderni».
Geddes non ricevette attenzione immediata come Delza (l’Europa era un luogo più ostile e conservatore rispetto agli USA del tempo) ma alla fine il suo lavoro venne riconosciuto dalla London Contemporary School of Dance, dove le sue lezioni di Taichi vennero incorporate nel curriculum delle matricole.
Un’eredità duratura
Nelle carriere che hanno attraversato quattro decenni, entrambe le donne hanno continuato a insegnare il Taichi come mezzo per migliorare la salute e come veicolo spirituale. Oggi, entrambe vivono con noi attraverso la loro eredità di tre generazioni di loro studenti/esse che insegnano il Taiji in diverse parti del mondo. L’antica arte marziale è ora un metodo riconosciuto a livello mondiale per migliorare la forza, la flessibilità, l’equilibrio e il benessere generale.
Altre donne di spicco nel processo di divulgazione globale del Taijiquan
Coetanea di Sophia Delza, va certamente ricordata la Grande Maestra cinese Wu Ying-hua (1907–1996), figlia del Grande Maestro Wu Jianquan (1870-1942) e moglie dell’altrettanto famoso e già citato Maestro Ma Yuehliang (a sua volta insegnante della stessa Sophia Delza).
Insieme al marito, Wu Ying-hua fece una grande opera divulgativa del Taijiquan in diverse parti del mondo e furono, tra gli altri, autori dell’importante libro “Wu style Taichichuan: Forms, Concepts and Applications of the Original Style”.
Dovere di cronaca storica e curiosità
Il primo occidentale che effettivamente ebbe contatto e imparò da Maestri di altissimo livello, nei primi del 1900, come ad esempio dal Maestro Yang Chengfu e dal Maestro Wu Jianquan, fu un americano di nome William Wyney ( nella foto, primo uomo a destra nella fila in basso), che però, a differenza delle due donne raccontate in questo articolo, non lasciò molte tracce e probabilmente praticò il Taijiquan prevalentemente per sé stesso, senza fare particolare divulgazione dell’arte.
Nella storia della diffusione del Taijiquan in USA, dei tempi più recenti, non si può non citare il noto Maestro cinese Cheng Man Ching, autore del libro “Tredici saggi sul T’ai Chi Ch’uan“, che tra il 1964 e il 1973 visse e insegnò a New York, fondando una scuola, la “Shr Jung Tai Chi Center”. Personaggio talmente influente e di ispirazione, in alcuni circuiti della cultura statunitense del tempo, che non si può escludere abbia involontariamente compartecipato, come fonte ispiratrice, alla creazione di alcuni personaggi di fantasia noti al pubblico cinematografico, come il maestro Yoda del film “Star Wars” (1977) o il Maestro Kesuke Miyagi del film “Karate Kid” (1984) e molti altri.
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